Nel contempo devono essere poste in essere le valutazioni giuridiche e amministrative rispetto alla società, costituita per assicurare servizi strumentali all’ente, in quanto, al di là delle eventuali responsabilità personali da accertare, restano da assumere una serie di decisioni.
E sulla questione Teramo Lavoro interviene oggi anche il coordinatore provinciale del Pdl, Paolo Tancredi, secondo cui la vicenda, finora, è stata caratterizzata da “troppe denunce e troppi esposti”.
“Nemmeno il Monte dei Paschi di Siena!” sbotta Tancredi. “Ad una prima lettura dei fatti e rispettando il lavoro degli inquirenti, mi pare che l’accusa verta su un unico punto: il compenso di Cretarola e alcuni suoi comportamenti di tipo gestionali. Mi pare chiaro che il presidente Catarra non ha mai preso parte ad alcuna di queste decisioni squisitamente amministrative e gestionali e non lo ha fatto, oltretutto, perché non era nei suoi poteri che sono stati quelli di indirizzo. E certo pare inverosimile, ammesso che la tesi dell’accusa sia fondata – e naturalmente sarà il caso di aspettare anche la versione di Cretarola – che tutto questo sia stato ordito per assicurare un compenso all’amministratore unico della Teramo Lavoro. Proprio la consistenza del compenso aggiunge elementi di perplessità; stiamo parlando di una cifra piuttosto esigua soprattutto se paragonata a quelle percepite nelle precedenti gestioni da evidentemente ben più illustri consulenti che hanno avuto la fortuna di vivere molto agiatamente con i soldi del Fondo sociale europeo. Se le accuse rimangono queste, e in attesa che la giustizia faccia il suo corso, mi preoccupa molto di più il fatto che 120 famiglie sono rimaste senza lavoro e forse sarà il caso di far sapere all’Unione Europea quali sono gli ambiti dell’indagine in maniera da svincolare tutte le altre somme sospese, parliamo di circa 3 milioni di euro, in maniera che intanto possano essere pagate le imprese e i lavoratori”.