Lo spunto nasce da un referendum che domenica scorsa si è tenuto in Val d’Aosta, momento attraverso il quale è stato chiesto ai cittadini di esprimersi sulla realizzazione, in quel territorio, di un impianto simile nelle caratteristiche con quello previsto a Vellacupa di Colonnella. L’esempio in questione viene trasferito nelle realtà locale.La lettera“Il referendum tenutosi domenica in Val D’Aosta “ scrive Mercante, “contro il pirogassificatore lancia un messaggio forte e chiaro alla politica teramana. Più precisamente al trio della filiera pro inceneritori e al suo seguito composta dal sindaco di Colonnella, l’assessore provinciale all’ambiente incredibilmente con le quote nella società promotrice e quello regionale. Si sono recati a votare quasi 51.000 cittadini e ben il 94% si è espresso contro la centrale a biomassa. Un segnale inconfutabile di vera democrazia partecipativa che speriamo contribuisca a schiudere gli orizzonti dei nostri amministratori ancora fissi “stranamente” su ogni tipologia di incenerimento e ad aprirne di nuovi imperniati sullo sviluppo delle energie pulite, rinnovabili e sostenibili.Come riaffermato in un recente incontro con il comitato Aria Nostra della Val Vibrata le criticità dell’impianto che vorrebbero insediare nel comune di Colonnella sono molteplici. Già segnalate il 23/10/12 a tutti gli enti coinvolti, in attesa delle obbligate risposte giova ricordare tra le più nocive la combustione di legname, olii vegetali e/o parte dell’umido che genera l’ emissione dalle ciminiere in atmosfera di 3458 metri cubi ogni ora di fumi e polveri sottili tra cui la formaldeide considerata dall’istituto superiore della sanità sostanza cancerogena. Un altro aspetto è l’approvvigionamento. La centrale da 6MW autorizzata dalla regione Abruzzo come “unico impianto” che ha necessità di bruciare 36000 tonnellate di cippato di legna a fronte di una fornitura garantita dal Consorzio Forestale dell’Appennino Centrale di sole 6000, dove troverà i rifiuti da bruciare? Ha senso tagliare i boschi o confidiamo negli incendi accidentali estivi? Oppure ha senso coltivare 10 ettari di girasole che sarebbero bruciati nell’arco di un solo giorno? Ha senso avvelenare la nostra aria per produrre quantità risibili di energia che valorizzano solo i portafogli di pochi a detrimento di quei settori che da sempre costituiscono l’ossatura della nostra microeconomia. Il paesaggio, l’agricoltura, l’enogastronomia, il turismo, l’arte sono beni preziosi che appartengono alla comunità e come tali vanno preservati e difesi dalle mire affaristiche di chicchessia. I cittadini della Valle d’Aosta l’hanno detto in modo limpido e si sono riappropriati della loro terra. Se sarà necessario con il supporto di Aria Nostra, delle varie associazioni e comitati e con quello più importante degli unici proprietari, i cittadini, in altre parole i soli legittimati a decidere, ci attiveremo con una massiccia raccolta firme per conseguire lo stesso fine”.