A lanciare l’allarme sui numeri sempre crescenti di quello che si sta rivelando come un vero e proprio allarme sociale, è la Cgil di Teramo, che disegna un “affresco del dramma sociale, economico e civile che sta vivendo il tessuto industriale teramano”. Il segretario provinciale Giampaolo Di Odoardo, ancora una volta, alza i toni e punta i riflettori sugli ultimi dati relativi agli ammortizzatori sociali, che fanno balzare Teramo al primo posto nella classifica regionale.
“Il punto di non ritorno è lì, lo stiamo per oltrepassare” commenta allarmato Di Odoardo.
“In un solo mese, ottobre 2012, aumentiamo di circa un altro milione di ore di ammortizzatori sociali. Ma c’è di più. Crescono, sino alla cifra record di 5 milioni 065 mila e 455 le ore di mobilità, che riguardano lavoratori definitivamente fuori dall’attività produttiva. Un numero che tocca quota 12.500. L’avevamo previsto, dati alla mano, il 30 settembre 2012 scorso. A dicembre supereremo gli 11 milioni di ore! Numeri da brivido, numeri che gelano il sangue. Numeri che si traducono in drammi individuali, in famiglie disastrate e disperate, in una brutale cancellazione di sogni, speranze, faticosamente costruite, in una assenza di futuro che fa male, tanto male dentro, in una solitudine dolorosissima, nella materialità di un vivere quotidiano che distrugge, senza pietà, grumi di vissuto sociale, che porta all’isolamento più completo, che consente solo di sopravvivere, non di vivere, che cancella identità e dignità. Mese per mese, da gennaio 2009, abbiamo fornito e documentato ogni situazione, ogni numero, ogni dato che si susseguivano. Protestando e proponendo.
E quel che rende ancor più lancinante il male oscuro che coinvolge lavoratori e piccoli imprenditori, commercianti ed ex ceto medio, è il non vedere quel che accadrà domani, o meglio, il sapere quel che accadrà domani. La politica, le Istituzioni debbono sì avere una testa per pensare e gambe per far camminare i pensieri, ma debbono anche sapere che tra la testa e i piedi in mezzo deve esserci il cuore. Sempre.
Altrimenti non si può pensare e non si può camminare. È così. A soffrire ancor di più, se possibile, sono i giovani, i precari, le donne, gli immigrati, i bambini. Pagano le lavoratrici, i lavoratori, che perdono la loro unica fonte di sostentamento, ma pagano anche gli imprenditori onesti che hanno investito tutto nella loro azienda, che hanno costruito la ricchezza di questa provincia e che, con la morte nel cuore, debbono spegnere le luci e chiudere i cancelli. A fronte di tutto ciò, si perde ancora tempo nel deliberare i 20 milioni per il protocollo d’intesa Vibrata-Tronto, unico in Italia ed in Europa, soldi solennemente promessi e garantiti, soldi che vi sono. Noi abbiamo scioperato il 14 novembre e lottiamo perché, se sappiamo che chi lotta può perdere, sappiamo ancor più che chi non lotta ha già perso”.