Alcuni componenti del Partito Democratico di Montorio al Vomano, tra cui il segretario Vincenzo Macedone, sbottano contro le modalità di voto per l’odierno congresso in seno al partito, consumando di fatto lo strappo.
“L’ennesimo abominio, dopo denunce alla procura e alla questura su ipotesi di reato gravi riguardanti le 60 tessere false, ci siamo ritrovati un anagrafe certificato, utile al voto del congresso praticamente intonso – dicono – Inseriti in anagrafe: 4 amministratori facenti parte del gruppo consiliare Si Può Fare avverso al PD, tesserati residenti in altri comuni, 21 tesserati che non avevano pagato la tessera a febbraio, ma che adesso, non si sa come, alla vigilia del voto congressuale, risultano paganti. E’ evidente che il partito è ormai solo un contenitore vuoto che serve per logiche di spartizioni più alte e di candidature.
Prosegue Macedone: “Il Partito Democratico si ritrova oggi ad avere 4 consiglieri di “Si Può Fare” iscritti al P.D. Questo contro lo statuto e contro qualsiasi morale politica. Non è bastato. Hanno visto in noi quello che loro non sono e quindi un nemico da abbattere. Negli ultimi 8 mesi ho subito, da segretario di circolo, le peggiori barbarie, attacchi personali, minacce, il non rispetto di nessuna regola del partito, commissariamenti farlocchi, e provvedimenti senza motivazioni valide, senza nessun documento ufficiale, senza nessun “alto dirigente” che firmasse qualche carta… Perché si sa… carta canta, e nessuno vuole ritrovarsi in mezzo ai casini. Abbiamo denunciato un tesseramento falso e nessuno ci ha difeso! Un segretario provinciale (Minosse) che difende Viviani commissariato, a suo dire, ingiustamente, e che non alza un dito per difendere il segretario di Montorio, che ha rispettato le regole, che ha portato avanti un circolo lasciato dal predecessore (Di Centa) in mezzo alle macerie”
E ancora: “Nell’ultima riunione tenutasi a Pescara il 18 ottobre (riunione dove il segretario Rapino si è guardato bene dal partecipare) nonostante la difesa di due consiglieri regionali e di una dirigente nazionale, l’unica proposta sul piatto era che io dovevo fare un passo indietro per favorire agli amministratori (Guizzetti, Foglia, Scavuzzo, Petrarca e successivamente al sindaco Di Centa) di rientrare nel PD di Montorio, pena il commissariamento se non immediato, ma al massimo tra 5/6 mesi! Un ricatto in piena regola!! Nulla è valsa la proposta di una lista unitaria. Bene, io a questi giochini non ci sto. Vado via dal PD, ma non dall’impegno politico locale, provinciale, regionale e nazionale. Con me oggi lasciano, i due consiglieri comunali di opposizione (Formicone e Di Donatantonio, che è anche membro della segreteria regionale), i 5 membri della segreteria, i 12 dirigenti del locale direttivo uscente, i 3 dirigenti provinciali uscenti, e molti tesserati che non vogliono avere nulla a che fare con queste porcate”.