Una presa di posizione chiara, un atto di protesta formale all’indirizzo dell’amministrazione guidata dal sindaco Sabatino Di Girolamo e in modo particolare del presidente della Commissione Giuseppe Di Sante. A spiegare la diaspora è l’ex sindaco Enio Pavone.
“Nella Commissione ci sono stati episodi che ci hanno indotto ad uscire”, ha sottolineato l’ex sindaco, “non si può far parte di un organismo all’interno del quale le decisioni sono già state prese”.
I fatti eclatanti sono due: la minoranza non è mai stata messa in grado di esaminare prima i documenti portati all’attenzione della Commissione e il bando mai reso pubblico per la nomina di tre esperti, uno dei quali doveva andare alla minoranza, per l’esame degli atti urbanistici presentati dai privati. Bando a cui, secondo le opposizioni, avevano partecipato solo gli “amici” del Partito Democratico. Oggi quel bando è stato prorogato dopo la netta presa di posizione della minoranza che ha parlato di scarsa trasparenza.
C’è anche la questione del Piano Regolatore. Rispolverato lo strumento urbanistico del professor Nigro che era stato accantonato sei anni fa, inserito nel Docup, il Documento Unico di Programmazione 2018/2020.
“Il sindaco Di Girolamo”, ha aggiunto Pavone, “ha reso dichiarazioni attraverso le quali ha rievocato il Piano Nigro. Questa è una grave provocazione”.
Anche Casa Civica punta il dito contro la maggioranza e il presidente della Commissione per quanto accaduto negli ultimi tempi. E sul piano Nigro, il capogruppo Mario Nugnes accusa il Pd di aver fatto le cose senza un minimo di confronto all’interno della Commissione stessa e senza un dibattito in Consiglio Comunale.
“Siamo entrati in questa Commissione”, ha puntualizzato Nugnes, “mettendoci a disposizione per studiare e poter condividere gli atti urbanistici più importanti per la nostra città. Sono però avvenuti episodi inqualificabili. Parlare poi del Piano Nigro senza consultare la Commissione Urbanistica penso sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ci ha fatto uscire da questa Commissione perché non ci sono le condizioni di dialogo”.
Era stato proprio il Piano Regolatore del professor Nigro la causa delle dimissioni dell’allora assessore alla cultura del Comune di Roseto, Sabatino Di Girolamo, oggi sindaco. Era nella squadra del sindaco dell’epoca, Franco Di Bonaventura ma Di Girolamo se ne andò sbattendo la porta, contestando alcune scelte urbanistiche contenute in quel piano che oggi proprio il primo cittadino ha deciso di tirare fuori dal cassetto. Una scelta contestata dalle forze di opposizione.
“Il sindaco ci dica”, ha sottolineato il consigliere Angelo Marcone, di Casa Civica, “dove è andata a finire oggi la sua coerenza. Mancano dialogo e confronto su un argomento così importante per il futuro della nostra città. Il Pd, pur essendo al governo di Roseto, dimentica che non rappresenta la maggioranza dei cittadini”.