E dalla risposta avuta dal sottosegretario Umberto De Caro, in cui emerge l’assenza dell’invio di nessuna “osservazione e/o richiesta di integrazione da parte della provincia di Teramo né da parte dei rappresentanti dell’Upi”, che Ginoble parte per puntare il dito contro Regione e Unione delle Province italiane ree di non essersi battute, nei tavoli istituzionali, per dare a Teramo ciò che le spettava.
Nella riclassificazione delle strade, che avrebbero dovuto riportare all’Anas la gestione di circa 457 chilometri sul territorio abruzzese, infatti, la Regione non ha richiesto nulla per Teramo, pur partecipando agli incontri che hanno coinvolto, in oltre un anno e mezzo di lavoro, anche altre 8 Regioni. Eppure delle integrazioni sono state accettate ma, a quanto pare per Ginoble, ci si sarebbe colpevolmente dimenticati di Teramo.
“E’ insopportabile, mi sento offeso per il modo in cui è stata gestita questa opportunità fondamentale per il nostro territorio”, ha detto l’onorevole del Pd, “viste le sofferenze patite dalla nostra provincia. Credo che il presidente Renzo Di Sabatino abbia fatto tutto quello che era nelle proprie possibilità ma forse avrebbe dovuto chiedere all’Upi di essere meglio difeso”.
Il parlamentare ha ritenuto, dunque, di dover fare chiarezza su una questione fondamentale, vista l’importanza che la dotazione infrastrutturale ha soprattutto nel settore turistico dell’Abruzzo, e Teramo in particolare, danneggiata da un’azione forse un po’ troppo superficiale della Regione.
E al presidente Luciano D’Alfonso, definito “un po’ troppo solista” e ai consiglieri regionali teramani, “troppo timidi”, si rivolge Ginoble, tirando loro le orecchie e mandando un messaggio, neanche troppo velato, che dà il via alla propria campagna elettorale per una possibile nuova candidatura alle prossime politiche.
Anche perché non sarà facile recuperare ora questo gap visto che il provvedimento sta già facendo il suo corso. Ma, proprio perché “l’interesse del territorio teramano non deve avere colore politico”, Ginoble invita tutti i parlamentari, i consiglieri regionali e lo stesso presidente della Provincia ad intraprendere anche delle azioni di carattere amministrativo, con il ricorso al Tar Lazio, contro un provvedimento che di certo appare discriminatorio nei confronti del teramano.