Tortoreto. Una lettera-diffida, inviata da una delle ditte beneficiarie dei pagamenti elettronici partiti dal Comune di Tortoreto per l’acquisto di abbigliamento sportivo, agita il dibattito politico.
Il documento, diffuso dal gruppo consiliare del Pd, è dello scorso settembre (4 mesi prima che deflagrasse il caso Saccuti) rappresenta la leva per sferrare un attacco frontale al sindaco Generoso Monti, accusato di aver nascosto alcuni fatti pregressi. La lettera è scritta dal legale della società Fargetta (negozio siciliano che vende articoli sportivi), inviata a Pasqualino Saccuti (e per conoscenza al sindaco Monti), con la quale si chiede il pagamento per la fornitura di articoli sportivi per 5.556 euro. Liquidazione che era stata fatta inizialmente con fondi comunali, poi restituiti all’ente dalla stessa società dopo che Saccuti regolò la pratica. Il pagamento anomalo era stato effettuato il 19 settembre 2011, la diffida era dell’ottobre dello stesso anno: quattro mesi prima che venisse a galla la vicenda del Suv che ha scoperchiato la pentola dei pagamenti anomali al Comune di Tortoreto. Su questo documento, acquisito comunque dagli inquirenti nell’inchiesta sugli ammanchi al Comune di Tortoreto, si articola un nuovo capitolo della diatriba politica in atto tra l’opposizione e il sindaco Monti. “ Il sindaco sapeva e anche in consiglio ha inizialmente negato questa eventualità”, si legge in una nota del Pd, “ salvo poi essere smentito dal direttore generale, che oggi va via, di fronte alle domande dei consiglieri Carusi e Postuma. Ci chiediamo come mai, quando l’Ente fu contattato dal negozio Fargetta, il quale riteneva la transazione anomala, gli amministratori non hanno contattato anche l’altro negozio in oggetto al mandato per verificarne l’irregolarità che l’ufficio invece riscontrò fin da subito? Forse perché contestando un solo mandato anomalo, era più probabile credere all’errore? Se non ci fosse stata la denuncia da parte di una concessionaria, oggi avremmo negli uffici comunali ancora Il dirigente responsabile della ragioneria, con a suo carico un semplice richiamo scritto secretato. Vorremmo sapere quanti, tra assessori e consiglieri, erano a conoscenza di tale documento e quindi del fatto, già dalla fine del mese di settembre. Fu davvero una coincidenza che ad ottobre Piccioni riconsegnò la delega al personale? Spieghi il sindaco cosa l’ha spinto a omettere la verità nascondendo la giusta cronologia degli eventi ed il motivo per il quale, non solo non ha contattato i due fornitori, ma in qualità di Ufficiale di Governo e quindi di Ufficiale di Polizia Giudiziaria, ha omesso di informare tutti gli organi di controllo e di vigilanza preposti”. La nota poi sfiora anche la polemica in essere sulla commissione consiliare d’indagine, con un riferimento al presidente Rolando Papiri. “L’indagine della procura de L’Aquila è partita d’ufficio, mentre quella che è stata delegata alla Guardia di finanza di Giulianova, ha mosso i primi passi prima che si insediasse la stessa commissione. Vorremmo sapere chi decise d’incassare i 47 mila euro in assegni, privi di data, rinvenuti nella scrivania del dipendente indagato, senza interpellare gli inquirenti pur sapendo che già c’erano due indagini in corso. A questo punto chiediamo al sindaco un atto di umiltà: dimettersi”.
Il documento