Giulianova. “Aprirsi al confronto è un segno di forza e non di debolezza soprattutto per un Comune che fa della promozione della partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative (auspicabilmente costruttive e non demolitive) un tratto distintivo del proprio modo di amministrare la cosa pubblica. Ed anche ripensare le motivazioni di una scelta già fatta a favore del “taglio” della Riserva, peraltro sulla base di presupposti che ad un più attento esame sono risultati errati, è segno di intelligenza politica e di lungimiranza”. Lo ha dichiarato il consigliere provinciale dell’IdV, Riccardo Mercante dopo le osservazioni avanzate dalle associazioni e dai comitati e contenute in una Lettera Aperta inviata al sindaco e a tutti i consiglieri comunali.
L’atto n. 74 del settembre 2010 del consiglio comunale di Giulianova è stato votato sì all’unanimità ma non dall’Italia dei Valori, che nel recente convegno sugli idrocarburi organizzato dal consigliere provinciale Riccardo Mercante ha ribadito chiaramente per bocca del suo segretario regionale Alfonso Mascitelli la propria posizione in favore del mantenimento integrale della Riserva.
“Va rilevato – ha spiegato Mercante – comunque che l’atto deliberativo sul piano giuridico-amministrativo, presenta numerose ed insanabili criticità: non è un“parere”; non si pronuncia rispetto ad alcuna delle tre proposte di legge di cui si dibatte in consiglio regionale e nella II Commissione. I comuni di Roseto e Giulianova, invece, avrebbero dovuto pronunciarsi in seno ad una Conferenza dei Servizi che non risulta mai essere stata convocata dalla Provincia. Si torni quindi a parlare della Riserva del Borsacchio in termini nuovi, prendendo atto delle proposte delle Associazioni, tenendo in considerazione le voci dei giovani e degli studenti che sono i “proprietari” legittimi” di un bene comune prezioso non rigenerabile. Si tenga conto – ha concluso il consigliere dell’Italia dei Valori – soprattutto dell’inganno perpetrato a danno di un intero quartiere giuliese quello dell’annunziata che la lobby del cemento, forte a Giulianova ma ancor di più sulla sponda rosetana, ha voluto deliberatamente tenere in ostaggio per lunghi 7 anni, senza mai decidere del futuro della Riserva”.