“L’uso indiscriminato del suolo con cementificazione di nuove aree verdi è un’idea vecchia di pianificazione, dove gli interessi privati predominano su quelli comuni”. Parte da questa considerazione l’appello che Legambiente ha consegnato al Consiglio regionale che oggi è chiamato ad esprimersi sulla variante al Piano Regolatore Generale avanzata dal Comune di Silvi, portatrice di una importante variante anche al Piano Regionale Paesistico. Un rimprovero espresso all’assise regionale ma indirizzato agli amministratori di Silvi e al loro “evidente tentativo di ripianare con vecchie logiche le casse comunali, sfruttando gli oneri di urbanizzazione derivanti da vere e proprie speculazioni edilizie, ottenute dietro il baratto di aree verdi con metri cubi di cemento”, commenta l’associazione ambientalista.
Al centro della polemica, alzata anche dalla Confesercenti della provincia di Teramo e dal consigliere regionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acebro, c’è l’iter approvativo che porterebbe variazioni incisive ad un territorio protetto da vincoli ambientali a favore, questo l’altro punto nodale delle accuse, degli interessi di costruttori privati a tutela dei quali l’amministrazione di Silvi avrebbe ignorato anche le osservazioni di cittadinanza e associazioni. “Seri i dubbi espressi sulla procedura portata avanti dal Comune di Silvi che, caso forse unico nella storia urbanistica regionale, ha adottato una variante alla variante del piano regolatore senza concludere nessun iter di approvazione e, soprattutto, senza discutere le osservazioni presentate dai cittadini”, si legge nell’appello di Legambeinte. “La pianificazione urbanistica nel Comune di Silvi è paradossale”, aggiunge Michele Cassone, presidente del Circolo territoriale Legambiente ‘Terre del Cerrano’, “Ancor prima di completare l’iter di variante del piano regolatore, l’Amministrazione ha approvato un accordo con un privato che sacrifica spazi destinati ad uso pubblico, a beneficio di usi commerciali di interesse esclusivamente privati. Per i quali, tra l’altro, viene chiesta anche una variazione al Piano Paesistico Regionale”. Osservazioni non ancora prese in esame dal Consiglio comunale, nonostante numerosi solleciti: “La fondatezza delle motivazioni alla base della variante può mettere in crisi l’intero iter approvativo”, continua Casone, “il Comune deve ancora dimostrare le motivazioni che animano la proposta del privato che ha chiesto di modificare in un sol colpo il piano regolatore vigente, il piano regolatore adottato, il piano di coordinamento provinciale e il piano paesistico regionale. L’Amministrazione ha accettato, senza particolari difficoltà, un presunto proposito di riqualificazione ambientale e di un innalzamento della qualità sociale, con il fine sostanziale di far realizzare edifici commerciali e direzionali’.
Oltre la questione procedurale, il timore di un’ulteriore stangata alle piccole attività commerciali, già asfissiate dalla lunga cintura di grande distribuzione che si estende sul territorio, è la chiave della critica avanzata da Confesercenti: “Seguiamo con estrema preoccupazione la vicenda” affermano il presidente provinciale per Teramo Antonio Topitti, il vicepresidente Daniele Erasmi ed il direttore Flaminio Lombi, “Il rischio di nuove strutture commerciali è dietro l’angolo nonostante il drastico crollo dei consumi e nonostante lo stress economico che stanno subendo le piccole e medie imprese abruzzesi. In provincia di Teramo abbiamo già un indice di 417 metriquadrati di grande distribuzione per mille abitanti: la media nazionale è 186 ed è proprio il commercio urbano a pagare il prezzo più alto di questa anomalia. I consumi sono in drastico calo e non c’è alcuno studio di mercato che giustifichi nuovi centri commerciali o strutture simili: chiediamo pertanto ai consiglieri regionali, oltre che al Comune di Silvi, di evitare che in questa provincia si continui con una politica economica che sta mortificando migliaia di piccole e medie imprese. La strada da percorrere che noi proponiamo è proprio l’inversa: potenziare il commercio di città attraverso infrastrutture, parcheggi, politiche di valorizzazione dei centri urbani. È questa la strada che dobbiamo e vogliamo percorrere e che garantisce un sostegno alla vera industria teramana, il turismo, non certo quella di altri centri commerciali”.
Sotto i riflettori la posizione del sindaco Gaetano Vallescura: “Legambiente Abruzzo invita inoltre il Consiglio a prestare ulteriore attenzione nei confronti dell’atteggiamento del Sindaco di Silvi Gaetano Vallescura: “In sede di audizione dinnanzi alla II Commissione Consigliare Regionale, il sindaco ha letteralmente negato la sussistenza di accordi raggiunti con privati circa le aree che il Comune chiede alla Regione di derubricare dal Piano Paesistico Regionale per fini di edilizia scolastica e di verde urbano. Troviamo istituzionalmente deprecabile e grave”, dichiara Angelo Di Matteo, presidente regionale di Legambiente, “che un sindaco non metta al corrente il Consiglio regionale di accordi con privati, deliberati e da lui stesso sottoscritti, che non giustificano in alcun modo le richieste di derubricazione del Piano Paesistico”.
Tesi condivisa anche da Maurizio Acerbo, che insiste sulla cementificazione privata a discapito delle norme e dell’interesse pubblico. “In Consiglio Regionale è prassi consolidata ma arbitraria che i Comuni, con il beneplacito della Regione, eliminano i vincoli sulle zone A e B del Piano Paesistico, da sempre contesto e pongo la questione dell’assoluta superficialità con cui il settore competente e il Consiglio avallano le richieste dei Comuni di cementificare aree paesistiche”, afferma in una nota, “Nel caso di Silvi è evidente che si tratta di una mera operazione di valorizzazione immobiliarista di aree finora sottratte alla cementificazione. Infatti per esempio vengono eliminati i vincoli sulle aree all’altezza della rotatoria sulla Strada Statale 16 all’imbocco della Strada Provinciale 553 per Atri. Un’area di indubbio pregio paesaggistico che consente dalla statale la vista delle pendici collinari verrebbe inesorabilmente cementificata. Si tratta di area di altissimo pregio paesaggistico proprio per l’altissima densità edificatoria del cosiddetto corridoio adriatico. Se il Consiglio regionale voterà il parere favorevole alle richieste del Comune di Silvi sarà aperta la strada alla realizzazione su quelle aree assai appetibili sulla Statale 16 dell’ennesimo centro commerciale”. “Su un’area che nel Piano Territoriale Provinciale è inquadrata come zona B8-terreni agricoli periurbani con funzioni di riequilibrio ecologico rispetto all’area urbana, e che nel Piano Paesistico Regionale è in zona A3-conservazione parziale”, spiega nel dettaglio, “il sindaco Vallescura e la sua maggioranza si preparano a far realizzare edilizia commerciale. Infatti già nel 2010 il comune di Silvi ha approvato lo schema di accordo procedimentale recependo la proposta di “programma integrato di intervento” di un privato che attende per completare l’iter il sì del Consiglio Regionale. Particolare che il sindaco Vallescura durante le audizioni in commissione aveva prima dimenticato di comunicare e sul quale poi ha glissato. Faccio notare che il sindaco è stato ascoltato dalla commissione per ben due volte consecutive per caldeggiare il provvedimento mentre è stata negata l’audizione alle associazioni ambientaliste che ne avevano fatto richiesta”, conclude.
Il Consiglio rimanda il parere. La seduta del Consiglio Regionale, tenutasi presso la sala consiliare del Comune di Pescara, si è conclusa poco prima delle 17:00 senza riuscire ad affrontare il tema delle varianti ai Piani di Silvi. La discussione e l’espressione del parere è sono state rimandate alla seduta che si terrà martedì prossimo, 21 febbraio.
Daniele Galli