Teramo. Le “pietre” del Teatro Romano non si toccano. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, sarebbe bene utilizzare dei termini più appropriati, visto e considerato che si tratta di veri e propri “reperti archeologici”.
L’associazione Teramo Nostra torna all’attacco, dopo le ultime notizie che riportano in auge, ancora una volta, l’ipotesi spostamento dei reperti.
“E’ una cosa che non esiste” tuona il presidente Piero Chiarini, e con lui Sandro Melarangelo. “Da 14 anni dibattiamo sul recupero del Teatro Romano, indispensabile per una rivalutazione di questa città. Il nostro impegno è far si che il progetto vada avanti, ma cambiano gli amministratori e non se ne viene a capo. Finora sono stati spesi 5milioni di euro, ma ci sono solo i contrafforti su casa Adamoli, che tra l’altro doveva essere abbattuta. E questo la dice lunga”.
Chiarini & Company puntano poi il dito contro il sindaco Maurizio Brucchi, reo di aver “dimenticato” l’impegno preso solo un anno fa: i reperti restano all’interno del cantiere e intanto i lavori proseguono. Non solo. Circa due settimane fa, lo stesso primo cittadino aveva lanciato la proposta di un tavolo tecnico per discutere la questione. Ma finora nessuna traccia. Resta un punto da chiarire: “il fermo dei lavori non è dipeso da noi e non è vero che abbiamo sperperato denaro inutilmente. Come sono stati spesi i 5milioni di euro a disposizione? La verità è che il sindaco non è riuscito a mettere d’accordo gli enti che dovrebbero finanziare l’opera di abbattimento delle due case. Semplicemente non hanno trovato fondi. Per quale motivo i reperti non sono stati ancora catalogati? Cosa hanno fatto finora? Quelle pietre di cui loro parlano, non sono sporcizia, ma servono a ricomporre i quattro Fornici abbattuti e ora posizionati all’interno del cantiere senza intralciare i lavori”.
In sostanza, Teramo Nostra non ha alcuna intenzione di fermarsi. Di fronte a questa nuova eventualità relativa ad uno spostamento dei reperti, non si escludono nuove azioni eclatanti. “Noi non molliamo” concludono Chiarini e Melarangelo “e rispettiamo i principi contenuti nel nostro statuto”.