Circa 3 ore necessarie per visitare tutti i reparti, a cominciare dal Cup, il centro unico di prenotazione, incontrando medici e infermieri. A fare da Cicerone la dottoressa Maria Mattucci, direttore sanitario del San Liberatore, che ha accompagnato la delegazione del Pd in tutti i reparti. “Abbiamo fatto bene a partire dal San Liberatore”, ha sottolineato D’Alessandro, “il colloquio con il personale che ogni giorno ha a che fare con la realtà del territorio ci dice che chi lavora in questa struttura mette in campo soprattutto passione e resistenza per far fronte a quel senso di abbandono e di non programmazione da parte della Asl di Teramo”. La carenza di personale, la mancanza di alcuni primari, la scarsa programmazione e scelte inopportune da parte della direzione generale. Questi gli aspetti più preoccupanti. Il reparto di chirurgia generale, diretto dal dottor Osvaldo De Berardinis, con i 4200 interventi l’anno rappresenta una vera eccellenza della sanità abruzzese. Ma solo grazie allo spirito di sacrificio del personale attualmente operante. “Che facciamo, tra qualche anno questo reparto sarà gestito da personale straniero?”, si chiede il dottor De Berardinis, “non si riesce più a formare un chirurgo. Un tempo a 25 anni si iniziava con la pratica. Oggi tutto questo non accade più per mancanza di chiarezza”. D’Alessandro ha annunciato che l’argomento dovrà essere preso in seria considerazione dal Consiglio Regionale ma anche dalle varie commissioni e soprattutto non esclude che si proceda con la nomina di una commissione d’inchiesta per fare chiarezza su molti aspetti oggi ancora oscuri. “In questo ospedale”, ammette il capogruppo regionale del Partito democratico, “c’è tanta voglia di continuare a fare perché al primo posto viene messa la salute dei cittadini. Però la cosa che mi preoccupa è che la Asl e la Regione, quindi Varrassi e Chiodi, non siano a conoscenza dei veri problemi che esistono al San Liberatore”. Peppino Di Luca