Teramo. La società in house della Provincia, Teramo Lavoro, è sempre più nel vortice. Dopo la prima inchiesta avviata dalla Procura, un secondo esposto è stato depositato ieri dai consiglieri provinciali del Pd che, questa mattina, hanno spiegato in conferenza stampa le ragioni di questa mossa annunciata.
“L’iniziativa” ha detto il capogruppo Ernino D’Agostino “nasce da un’attenta valutazione dei documenti che con fatica siamo riusciti ad ottenere, relativi all’utilizzo dei fondi comunitari. Abbiamo ritenuto opportuno fornire al magistrati un quadro completo dei fatti, ma teniamo a precisare che il nostro intento non è colpire la società, affidataria di servizi importanti e garante di 110 posti di lavoro. Ribadiamo la nostra richiesta: Venanzio Cretarola faccia un passo indietro e chiarisca la sua posizione, lasciando il posto ad un dirigente provinciale per dare continuità ai servizi”.
Tante le zone d’ombra, secondo il Pd, nella gestione della Teramo Lavoro, dal trasferimento delle risorse (“procedura poco lineare”) all’istituzione (in questo caso mancata) del controllo analogo al quale sono sottoposte tutte le società strumentali (“la società si è costituita nel giugno del 2010, ma a novembre di quest’anno il regolamento era ancora in fase di elaborazione”), fino alle procedure di assunzione del personale (“tutti i lavoratori della Teramo Lavoro sono stati assunti secondo una stessa procedura, nonostante vi fossero circa 80 cosiddetti precari storici che avevano già affrontato una selezione, quindi per loro sarebbe stata opportuna una procedura semplificata”).
“Sin dall’inizio” ha aggiunto il consigliere Renzo Di Sabatino “siamo stati contrari alla costituzione di questa società. Ma ora c’è e costituisce un patrimonio anche di lavoratori, a cui noi non vogliamo creare problemi, perché svolgono un lavoro necessario per la sopravvivenza dei servizi”.
La bufera, dunque, si abbatte ancora sugli uffici di via Taraschi (sede della Teramo Lavoro, ndr), dove ieri si sono recati i finanzieri per l’acquisizione degli atti. Con questo secondo esposto, si profila un ipotetico utilizzo improprio dei fondi comunitari.
Marina Serra