“Ritengo necessario per il rispetto che nutro per i lettori della vostra importante testata, rendere le seguenti precisazione in ordine agli articoli apparsi sul vostro sito a firma del sig. Marcello Di Pasquale, già presidente della Cooperativa artigiana di garanzia “Città di Teramo e provincia”, e sicuramente non presidente onorario della nostra cooperativa. Insiste ancora una volta nell’evidenziare la volontà della cooperativa artigiana di garanzia “Città di Teramo e provincia” di fare a meno dell’attività di una sua dipendente, criticandone l’operato. Il sig. Marcello Di Pasquale omette però di riferire che la dipendente a cui fa riferimento è sua cognata e che la stessa, pur in presenza di necessari precedenti riduzioni di personale, è stata l’unica a continuare a lavorare nella cooperativa. Purtroppo il Cda della cooperativa deve cercare di gestire al meglio la stessa tutelando gli interessi dei soci e quindi, nell’ottica del contenimento dei costi, ha deliberato di fare a meno della collaborazione della dipendente, tanto più che le attività potevano essere egualmente garantite senza la necessità del suddetto costo. Fatta questa precisazione riterrei opportuno ricordare al sig. Marcello Di Pasquale che, trovandosi la cooperativa a gestire anche contribuzioni regionali, la stessa deve essere gestita nel rispetto della legge e nell’interesse dei soci ed è in quest’ottica che vanno prese le decisioni anche se a volte le stesse possono apparire dure. Rammento altresì al sig. Marcello Di Pasquale che all’epoca lo stesso incontrò dei problemi con la giustizia, dallo stesso accennati nel comunicato da voi riportato il 27 settembre 2011, proprio perché omise di considerare che si trovava a gestire cose di altri e soprattutto fondi regionali, tant’è che poi la Regione Abruzzo ha richiesto ed ottenuto dalla Cooperativa le contribuzioni ingiustamente ricevute durante la gestione Di Pasquale. Ciò detto Voglio anche ricordare al Di Pasquale che quando assunsi, con molto coraggio, la presidenza della cooperativa in banca rimanevano solo 600 milioni di lire, quando il capitale superava i 2 miliardi e ogni mese ritornavano 90 milioni di insoluti dalle banche. Con grandi sacrifici e professionalità riuscimmo non solo a salvare la cooperativa dal fallimento ma oggi possiamo vantare di essere tra le poche in Abruzzo ad avere un patrimonio di oltre 6,1 milioni di euro, un capitale sociale di 2,3 milioni ed una percentuale di insolvenza negli ultimi dieci anni al di sotto dell’1,14 %. Per concludere non ci risulta sia stato costituito nessun comitato e qualora dovesse costituirsi sicuramente non siamo preoccupati, visto che ne nascono migliaia al giorno. Per quanto riguarda i controlli ne abbiamo avuti anche troppi, e non ci spaventa averne altri in quanto, come è sempre successo, la contabilità è sempre risultata in regola, tant’è che abbiamo anche denunciato chi sosteneva ingiustamente il contrario. Sollecitato ho dato le risposte dovute pertanto ritengo chiuso l’argomento”.