“Nel mio breve periodo di presidenza” scrive Di Pasquale “sono stato condannato a un anno di reclusione grazie alle sue denunce, per aver certificato false attestazioni sul numero dei dipendenti a favore di alcuni soci per favorirli ad avere maggiori crediti tramite la Cooperativa di Garanzia con le banche convenzionate. Con la sua gestione, il professore Presidente ha portato la Cooperativa di Garanzia Città di Teramo & Provincia da terza forza economica di Teramo e prima Cooperativa di Garanzia d’Abruzzo ad una Cooperativa che, in data 30maggio, ha deliberato all’unanimità nella indifferenza dei compagni di merenda del Consiglio di Amministrazione il licenziamento del suo ultimo dipendente, assunto da oltre trenta anni e riconducibile alla gestione di mio padre Antonio”.
Di Pasquale chiede, dunque, un chiarimento sulle motivazione del licenziamento “motivato con il contenimento dei costi e per aver dismesso l’attività all’interno della Cooperativa. Dall’inizio del mandato ha pensato a sollevazioni varie, come la Camera di Commercio di Teramo da lui bloccata per un ricorso (perso) per tre anni e adesso si oppone alla fusione dei Confidi previsti nell’ultima Legge Regionale, riconducibili a quelle realtà di cui vuole conservare la propria rendita di posizione e usa i propri aderenti come scudi personali per tutelare i propri esclusivi interessi,dei propri figli, affini e figli ed affini di altri consiglieri che operano all’interno delle strutture. Il presidente Professore Di Marzio in questi anni ha sempre sparso veleno dentro e fuori la sua organizzazione, compromettendo prima i rapporti unitari da me faticosamente costruite con le altre associazioni di altre categorie. La scarsa popolarità sarebbe, inoltre, confermata dalla perdita del 300 per cento degli iscritti alla Confederazione Nazionale, dalla sua nomina a presidente. Pessima, poi, è stata la sua amministrazione, ha distrutto un intero gruppo dirigente la sua associazione e apparsa agli onori della cronaca per episodi spesso poco edificanti e ha costretto ad andare via validi collaboratori che non condividevano la sua dittatura. Non risparmio nei suoi confronti nemmeno accuse di clientelismo, asserendo che Di Marzio ha ottenuto tanti incarichi ben retribuiti con l’appoggio dei padrini della politica”.
Di Pasquale chiede, pertanto, le dimissioni di Di Marzio ed una sua pronta sostituzione, poiché “l’unità della categoria sarà difficile o forse impossibile raggiungere, se non verranno rimossi gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione”. E questo, assicura infine, è solo “un piccolo antipasto”.