“In questi anni” ha detto “abbiamo fatto degli investimenti importanti, che hanno fatto solo gli interesse del’acqua. Quando mi sono insediato, la situazione era davvero difficile ed il primo obiettivo che mi sono posto è stato quello del risanamento”. Via, dunque, le spese superflue, auto aziendali, consulenze esterne, dirigenti di troppo. “In tutto questo tempo, non ho mai fatto gli interessi politici di nessuno e forse è anche per questo che mi sono fatto dei nemici”.
E’ sereno, Giacomo Di Pietro, perché lascia “un’azienda sana, orgoglioso di quello che è stato fatto. Il bilancio è positivo (il conto economico è pari ad un milione e 350mila euro tra costi e ricavi, ndr), il risanamento è stato portato a termine e, dunque, il mio obiettivo è raggiunto. Il mio percorso all’interno del Ruzzo è finito”.
Smentite, quindi, le voci che lo vedevano impegnato con altri incarichi all’interno della società e smentite pure le ipotesi di un probabile “accordo” con il centro destra all’origine delle sue dimissioni. “E’ stata una scelta ponderata, fatta esclusivamente per il bene dell’acquedotto: l’azienda era entrata al centro della diatriba politica e a quel punto ho preferito fare un passo indietro”.
Cosa farà ora Giacomo Di Pietro? “A settembre tornerò in politica” annuncia. Resterà nel centro sinistra o ci saranno “cambiamenti”, considerati i malumori creati nel Pd a seguito delle sue dimissioni? Al momento non è dato saperlo. Di Pietro lascia tutti con un punto interrogativo. L’effetto sorpresa è rimandato a settembre.