Come previsto, le dimissioni di Marco Chiarini sono state confermate. A nulla sono valse le 72 ore di riflessione, concedibili o meno, alle quali il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, aveva invitato il regista al momento della riconsegna delle deleghe.
Il tempo è trascorso e ripensamenti non ce ne sono stati, sebbene in pochi abbiano creduto in questa possibilità, visto che il “colpo di teatro” del sindaco sia stato percepito più come un tentativo di prendere tempo per provare a fare ordine in quello che resta della sua maggioranza.
Un epilogo scontato, dunque, per quella che avrebbe dovuto essere la figura nuova su cui puntare il Brucchi-ter, ovvero il terzo tentativo del sindaco di rimettere insieme i cocci di una maggioranza che da oltre un anno e mezzo continua a scricchiolare.
Ma l’incarico affidato a Chiarini, che avrebbe dovuto occuparsi della cultura a Teramo pur senza contare su un solo euro in bilancio, ha avuto vita breve e,dopo appena quattro mesi e tante polemiche racimolate un po’ dovunque, il regista teramano ha restituito la “patata bollente” al sindaco che, a quanto pare, non lo sostituirà.
Almeno per ora, soldi pubblici risparmiati.