Teramo. Giovani, università, scuola, lavoro: in una parola sola, futuro. Il futuro delle giovani generazioni, il diritto di quella stabilità che oggi sembra sempre più una utopia. Se ne è parlato questa sera a Teramo, nella Sala Polifunzionale della Provincia.
Protagonista, sul palco, l’assessore regionale Paolo Gatti, promotore, con l’associazione Futuro In, di un incontro-dibattito con il ministro Giorgia Meloni. Proprio la Meloni è stata, tuttavia, la grande assente della serata, impegnata nei lavori parlamentari delle votazioni sul processo breve. Un’assenza compensata, o almeno questo si è tentato di fare, con una video-telefonata in diretta Skype. Tentativo non proprio riuscito, a causa di un collegamento decisamente “saltellante”. Chiusa parentesi, sarà per la prossima volta. La stessa Meloni lo ha promesso davanti ad una folta platea, che ha “occupato” la Sala Polifunzionale, bissando il successo di pubblico del precedente incontro dello scorso anno.
Sul palco, insieme all’assessore Gatti, il consigliere della Regione Marche Francesco Acquaroli, in un confronto a due sulle tematiche portanti che riguardano i giovani e le politiche locali.
“Partiamo da un presupposto” ha esordito Gatti “l’emergenza giovanile esiste, soprattutto nel lavoro. Come Regione, ci siamo attivati subito con tre principali progetti. Il primo, portato avanti con la Regione Molise, che prevede lo stanziamento di 6,5 milioni di euro per l’Abruzzo per consentire l’accesso al lavoro sin dall’orientamento scolastico, con tirocini e contratti di apprendistato. In questo modo contiamo di dare una opportunità ad almeno 100 giovani abruzzesi. E poi, ancora, i due bandi che, burocrazia permettendo, saranno pubblicati domani: Fare Impresa e Autoimprenditorialità femminile. Il messaggio è semplice: i giovani devono investire su loro stessi. Con i 12.5 milioni di euro a disposizione contiamo di veder nascere 209 nuove imprese in Abruzzo”.
E parlando di lavoro, impossibile non aprire una discussione sulla questione precariato. Tema sul quale, Paolo Gatti ha una posizione chiara e “coraggiosa”, come lui stesso la definisce. “Ci sono tante persone che non hanno mai avuto un lavoro e per me loro hanno la priorità. Purtroppo, se ci limitiamo a fare un elenco dei problemi, corriamo il rischio di non risolverne nemmeno uno. Credo, infatti, che sia importante fare in modo che le opportunità si trasformino in condizioni stabili, ma per me questo è il secondo problema nella graduatoria”.
Il diritto ad avere un futuro, appunto. Un futuro inevitabilmente legato a quello che viene definito il “contenzioso generale” (“dobbiamo porci il problema di assicurare benessere a chi oggi ha 10, 15, 20 anni, cercando di rimettere ordine nella società, tenendo conto delle emergenze di oggi, ma guardando sempre al futuro”), ma anche, anzi soprattutto, alla formazione universitaria: “Stiamo cercando di avviare un percorso di vero cambiamento. Certo, in due anni non possiamo risolvere tutti i problemi, ma stiamo investendo molto nell’innovazione e nella ricerca. L’Università deve tornare ad essere quella fonte di opportunità, quell’eccellenza che è sempre stata, non un parcheggio”.
Il diritto alla crescita, dunque, al miglioramento personale. Paolo Gatti ci crede e lo dichiara apertamente. Ma, forse, la sfida più grande è fare in modo che i giovani tornino a sperare. Nel loro futuro, ovviamente.