“La parte politica, a parole, avrebbe voluto stabilizzare o prorogare i rapporti di lavoro precari”, scrive la Cigl Funzione pubblica,” ma nei fatti non è stata capace di contrastare la volontà ferrea e contraria del dirigente. Inaccettabile appare poi il tentativo di addossare le colpe della “cacciata” dei precari a loro stessi, ritenuti rei di aver avuto l’ardire di impugnare i contratti di lavoro precario procedendo alle vertenze contro il Comune. Lo stesso sindaco, in realtà, ha più volte invitato parte dei precari a intraprendere la strada del contenzioso determinata per legge (Legge 183/10) dal Governo di centrodestra”. Secondo il sindacato, infatti, i lavoratori avevano il sacrosanto diritto di aprire delle vertenze di lavoro, operazione questa avviata nel mese di gennaio, “ solo per il trattamento sprezzante e ambiguo a loro riservato”. Se da un lato la mancata proroga dei contratti dei precari, ora, sarà oggetto di una causa di lavoro, la Cigl si affida ai dati e ad alcune considerazioni pratiche per etichettare come scellerata la scelta dell’ente, a prescindere dall’esito della vertenza. Gli aspetti sotto i riflettori del sindaco riguardano i maggiori oneri per l’assunzione di interinali (4 interinali costano, al giorno 90 euro, il doppio rispetto alla spesa sostenuta per pagare il compenso di una cuoca assunta a tempo determinato), e i maggiori costi per gli Lsu (“che inoltre svolgono attività lavorative per le quali andrebbero formati”). “ A pagare le conseguenze” prosegue la nota, “ di queste decisioni, sono i lavoratori espulsi e i cittadini, che oltre a pagare di più, perdono servizi e la garanzia del rispetto delle regole”. A tal proposito, il sindacato fa degli esempi: al nido le educatrici devono badare ad un numero di bambini ben al di sopra degli standard fissati dalla norma; lo sportello unico per l’edilizia è fermo e non esiste il front-office; riduzione dell’orario di apertura al pubblico dell’Urp; la colonia estiva è a rischio.