“Una politica sempre più lontana dal territorio” ha detto Manola Di Pasquale “che parte da Chiodi e finisce ai figliocci Catarra e Brucchi”. E in un periodo che si preannuncia di ristrettezze economiche per gli enti locali, a causa delle minori entrate dal governo centrale, il Pd avanza le sue proposte. Idee che partono dal “basso”, dal governo comunale. “Bisogna analizzare a fondo la situazione” aggiunge Di Pasquale “e pensare ad una politica di razionalizzazione delle spese inutili. Pensiamo, ad esempio, ad alcuni assessorati. Con il taglio delle risorse sarà impossibile organizzare eventi in città: via quindi l’assessorato agli Eventi. “E via anche l’assessorato alle politiche comunitarie, che nulla ha portato alla nostra comunità, nemmeno 100 lire. A Teramo non si fa altro che annunciare grandi opere, tutte ereditate, come l’interramento della stazione, un progetto dell’ex assessore provinciale Giulio Sottanelli, l’Ipogeo, un progetto dell’ex sindaco Sperandio, per non parlare del Lotto Zero. Servono risposte serie per il territorio, basta annunci”.
“Parlano tanto di continuità” aggiunge Giovanni Cavallari “ma l’amministrazione Brucchi non fa altro che bocciare i provvedimenti presi nell’amministrazione Chiodi. Pensiamo al doppio senso in circonvallazione Ragusa, ai varchi, alle rotatorie di cui tanto si parla, ma di cui non si vede nemmeno l’ombra, al vecchio stadio e al nuovo teatro. Nel frattempo si prevede un buco di bilancio di oltre 2 milioni di euro”.
E a livello provinciale la situazione non cambia. “I progetti strategici sono solo fumo” dichiara Ernino D’Agostino. “Molti progetti sono stati abbandonati a se stessi, come il potenziamento e la trasformazione del trasporto ferroviario: il I Lotto era incluso nell’originario programma attuativo dei fondi Fas, 35 milioni di euro persi. Sulle infrastrutture, mentre si fanno chiacchiere su piani strategici futuribili, sono scomparsi i soldi per il completamento della Teramo-Mare e i famosi 6 miliardi di euro per l’Abruzzo, sbandierati in campagna elettorale, sono andati persi. Insomma, la vantata filiera del centro destra si sta traducendo in un totale fallimento”.
“La famiglia e i metodi sono gli stessi: ciò che accade in Comune e Provincia, accade anche in Regione” esordisce il consigliere regionale Giuseppe Di Luca. “Basta dare uno sguardo alla programmazione dei fondi Cipe per il 2011: l’Abruzzo non compare in nessun provvedimento. Gianni Chiodi aveva garantito impegno e risorse per le attività produttive: il famoso masterplan è scomparso ed il miliardo sbandierato non ha trovato alcuna fonte di finanziamento. Le aziende continuano a chiudere, ma Chiodi non fa altro che parlare di riduzione del debito. Per non parlare della meritocrazia: ogni volta che c’è da dare un incarico c’è sempre un collega di studio. L’ultima chicca è la nomina di un assessore alla Veterinaria: quali saranno i provvedimenti? Le chiacchiere stanno a zero, servirebbe un minimo di pudore da parte loro”.
Ma gli slogan a livello locale, non fanno altro che rimarcare quelli del governo Berlusconi, sottolinea l’onorevole Tommaso Ginoble. “Tocca ora al centro sinistra teramano e nazionale cercare quella coesione che gli può consentire un ritorno al governo. E’ un nostro dovere. Non permetteremo più che quattro manifesti falsifichino la realtà. Inoltre, per come viene trattato l’Abruzzo, Chiodi non mostra un minimo di disappunto”.
Di “modello Teramo” si è parlato fino allo sfinimento, le altre tre province d’Abruzzo lamentano la presenza “esagerata” di teramanità nella giunta regionale. “Ma in fin dei conti” si chiede Ginoble “cosa hanno portato a questa provincia quattro assessori e un presidente?”. Di fatto, Teramo resta la provincia più martoriata dalla crisi economica.