Sì perché la proposta di riperimetrazione della riserva presentata dal consigliere regionale Fli Berardo Rabbuffo – sotto forma di modifica alla legge istitutiva dell’area – chiede anche l’esclusione dalla riserva della foce del torrente Borsacchio, oltre alla pineta di Mazzarosa. Le aree da sempre considerate il nucleo centrale della riserva. Ma anche quelle su cui maggiormente negli anni si sono concentrate le richieste di espansione edilizia. Denunciano in una conferenza a Pescara Fabio Celommi presidente del Comitato cittadino per la riserva, Giancarlo Pelagatti presidente regionale di Italia Nostra e Dante Caserta del Wwf, con l’aiuto dei professori Giovanni Pacioni e di Gianfranco Pirone, ordinari di botanica all’università dell’Aquila.
Il paradosso dunque potrebbe diventare realtà. Ma non è tutto. La proposta infatti vorrebbe portare fuori dall’area protetta il crinale Mazzocco-Giammartino, creando così un cuneo nella riserva che verrebbe tagliata in due. E vorrebbe escludere anche tutto il territorio appartenente al comune di Giulianova, compresa la foce del fiume Tordino. In questo casa la motivazione addotta sarebbe lo sblocco dello sviluppo del contratto di quartiere dell’Annunziata. Ma “si tratta di un’enorme falsità” fanno sapere le associazioni “visto che le norme di attuazione del Piano di assetto naturalistico della riserva fanno salvi gli strumenti urbanistici già approvati, tra cui il contratto di quartiere in questione”.
È la quinta volta che si cerca di intervenire sulla legge istitutiva della riserva. “Una riserva sfuggita finora a diversi tentativi di speculazione e cementificazione” secondo le associazioni. In particolare al progetto di ‘megavillaggio turistico’ da impiantare “proprio nell’area più integra della riserva”. “La modifica proposta” aggiungono i professori Pacioni e Pirone, che da tempo studiano l’area “non ha alcun fondamento scientifico e priverebbe l’area di alcune delle zone più importanti per le quali a suo tempo fu proposta l’istituzione della riserva”.
“È una delle pochissime aree protette dell’intero tratto di costa adriatica che va dalle pinete ravennati fino al Gargano” spiega il professor Pacioni. “E il suo cuore è proprio la pineta di Mazzarosa, un’area residuale dove prima della costruzione della ferrovia c’erano oltre 500 metri di spiaggia”.
Schizofrenia la definisce invece Pelagatti. Quella degli amministratori locali che ampliano i confini della pineta dannunziana a Pescara e poi minacciano la riserva del Borsacchio. “Che rappresenta una piccola interruzione nell’unica città lineare che ormai occupa la costa adriatica per 250 chilometri. Politici miopi che scendono a patti con i privati per la cementificazione selvaggia di un’area che già nel 1963” ricorda “era tutelata da un decreto ministeriale, prima ancora che fosse istituito il ministero dei beni culturali”.
Ma allora perché tutto questo? Le associazioni “non comprendono quali possano essere le motivazioni di rivedere il perimetro della riserva se non quella di venire incontro alle richieste di alcuni campeggiatori”, si legge in un comunicato. “Ma perché dei campeggiatori vogliono uscire dalla riserva visto che da sempre i campeggi sono tra le attività maggiormente diffuse nelle aree protette? Si vuole continuare a fare realmente campeggio o si vogliono trasformare i campeggi in qualcos’altro?” si chiedono.
“Vari abusi sono stati già perpetrati” afferma Celommi “che sono costati diversi rinvii a giudizio”. Ma, a suo dire, i tentativi di speculazione non accennano ad arrestarsi. “È stato richiesto da un parlamentare abruzzese, nell’ambito della legge finanziaria nazionale, che gli abusi in quell’area fossero sanati” aggiunge.
Mentre invece la riserva potrebbe costituire un’importante fonte di ricchezza. Se solo i comuni di Roseto, di Giulianova e la provincia di Teramo ne avessero nominato l’organo di gestione, come previsto dalla legge. L’area potrebbe essere conservata e allo stesso tempo valorizzata, sostengono le associazioni “creando posti di lavoro e attraendo finanziamenti comunitari. Come hanno dimostrato in pochi anni realtà vicine come le riserve dei calanchi di Atri, del lago di Penne della Sentina di San Benedetto”.
Pierluigi Farnese