Dopo la caduta dell’Amministrazione comunale di Tortoreto del 18 maggio, avvenuta a causa delle dimissioni contemporanee di 9 componenti del Consiglio, il nostro Comune è amministrato dal Commissario prefettizio dott. Francesco Tarricone.
Questo fatto traumatico per l’intera collettività ha spinto molti cittadini a porsi la domanda del perché dell’accaduto, senza averne avuto una chiara risposta. Mi sia concesso , allora, di dare una mia opinione in merito, rispondendo alla domanda del titolo.
Si, è successo proprio così: c’è stato uno scontro tra due gruppi che volevano andare avanti su due direzioni opposte: uno verso il nuovo e l’altro verso il vecchio. I fatti accaduti, che hanno portato alla rottura della maggioranza comunale e che ne hanno decretato la fine anticipata, dimostrano tale affermazione. ll contrasto tra vecchio e nuovo era già emerso durante l’ultima tornata elettorale, nel maggio del 2014, quando i cittadini tortoretani avevano scelto in modo inequivocabile il nuovo contro il vecchio, quest’ultimo rappresentato ” dall’usato sicuro della lista”: Tortoreto nel Cuore.
Allora i cittadini avevano dato fiducia al nuovo, puntando su persone giovani e capaci che si presentavano sganciate dai vecchi marpioni della politica. Quella speranza di un vero cambiamento che tutti auspicavamo, è stata però tradita dai fatti; quella contraddizione ( vecchio-nuovo) che era presente tra le liste elettorali, si era riprodotta anche all’interno della lista vincente, Tortoreto Sempre.
Le prime avvisaglie dei contrasti interni alla maggioranza erano venute fuori pubblicamente già a febbraio-marzo 2015. Ricordo per esempio che a metà luglio dell’anno scorso, una sera davanti alla sede della nostra associazione al Paese, vidi passare 7 componenti della maggioranza che mi dissero che l’incontro chiarificatore con il Sindaco era saltato. E un confronto serio, richiesto dal gruppo Chicchirichì, Di Mizio, Di Pancrazio, Di Lorenzo ed altri, non c’è stato neanche nel periodo successivo.
Negli ultimi mesi, quando incontravo il dott. Chicchirichì o l’assessore all’urbanistica Di Mizio, li vedevo sempre più agitati e “arrabbiati” perché, mi dicevano, che le cose non andavano per il verso giusto. Cercavo allora di convincerli a trovare delle occasioni, magari andando un fine settimana insieme da qualche parte, per poter chiarire i contrasti in corso, in modo da ritrovare lo spirito di gruppo necessario a proseguire proficuamente la consigliatura.
Quest’incontro chiarificatore purtroppo non c’è stato e il conflitto si è mantenuto nascosto sotto la cenere finché non c’è stato l’appiglio per farlo scoppiare pubblicamente. La tensione era diventata così forte che era naturale aspettarsi una sua ” esplosione”. L’occasione si è presentata il 22 marzo, quando al Consiglio Comunale erano presenti solo cinque membri della maggioranza (e sette assenti). Aprire quel consiglio significava che era chiara l’intenzione di rendere pubblica la rottura esistente all’interno della maggioranza. Rottura che veniva ancor più confermata nel pomeriggio successivo quando il Sindaco d’imperio estrometteva gli assessori Chicchirichì e Di Mizio dai loro incarichi, facendo capire così che l’obiettivo di tali azioni era quello di estromettere i due assessori .
Intenzione avvallata dal terzo atto, che avveniva pochi giorni dopo, con la nomina a nuovo assessore di Lanfranco Cardinale. Dopodiché i fatti succedutesi, che hanno portato alla caduta dell’Amministrazione comunale, sono stati una logica conseguenza di ciò che era accaduto, diventando più che altro cronaca e spettacolo. A quel punto Alessandra Richi è dovuta ricorrere a tutta la sua abilità retorica, sia oratoria che scritta, per giustificare le sue azioni e nascondere queste elementari verità. In questo frangente il Sindaco ancora una volta ha dimostrato le sue indubbie capacità personali: peccato però che le abbia usate per uno scopo arretrato e soprattutto sbagliato.
Vorrei soffermarmi infine su un fatto che, secondo me, ha reso palese ed evidente le differenti impostazioni amministrative tra il gruppo del Sindaco, formato da Arianna Del Sordo, da Lanfranco Cardinale, da Massimo Tarquini e da Dolores Cimini e l’altro gruppo della maggioranza. Differenze che poi si sono trasformate in contrasti insanabili. Il fatto riguarda l’approvazione della lottizzazione lungo la statale 16, la prima dell’assessore Di Mizio, risalente al periodo marzo-aprilre 2015, sulla quale erano stati applicati i criteri previsti dalla legge. Criteri che erano stati reinseriti nel PRE di Tortoreto dall’Amministrazione Monti nel 2014, per effetto di una sentenza del Consiglio di Stato del 2010 che aveva considerati illegali quelli in vigore già dal 2001. L’utilizzo di queste nuove regole, essendo diverse da quelle applicate dagli organi comunali negli anni precedenti, ha generato preoccupazione e sconcerto in alcune persone locali che ne hanno visto un pericolo per i loro interessi. Preoccupazione irrazionale e infondata in quanto non veniva diminuita la cubatura complessiva da realizzare, ma veniva cambiata solo la forma dell’area da destinare al Comune . Questo erroneo modo di interpretare l’azione amministrativa da parte di tale gruppo d’interessi, è stato purtroppo sposato da una parte della maggioranza che ne ha accettato tutte le conseguenze, anche più estreme e negative.
Questo fatto, forse più di altri, può chiarire il merito del contendere all’interno della maggioranza: un conflitto inconciliabile tra chi lottava per il rispetto delle regole “ sempre” ( il nuovo ) e chi invece voleva continuare con il solito andazzo (il vecchio).
Questo conferma che a Tortoreto non si ha ancora il coraggio d’imboccare la strada della chiarezza, della correttezzapolitica, del rispetto delle regole e della legalità.
Vorrei concludere con due pensieri :
Non bastano delle persone giovani , intelligenti e capaci, per garantire la scelta del nuovo e del cambiamento, se esse non credono fino in fondo al valore del civismo e della democrazia.
Chiunque alzi un masso contro qualcuno deve aspettarsi sempre che gli possa ricadere addosso .
Franco Coccia