“Non è vero che non si può fare, basta leggere con attenzione quanto dice la Corte dei Conti”. Torna a parlare del “baratto amministrativo” il consigliere del Movimento 5 Stelle di Teramo, Fabio Berardini, la cui introduzione nel nuovo regolamento comunale diventa condizione imprescindibile per il suo voto.
“Come riportato anche dalla Corte dei Conti”, spiega Berardini, “il baratto può essere riconosciuto ai cittadini che si impegnano in piccoli lavori di manutenzione e di decoro urbano non per debiti precedenti ma come forme di sgravi sui futuri tributi da pagare come ad esempio Imu, Tari o altro. Ma per fare ciò è necessario che il Comune attivi delle procedure per l’inserimento di specifiche clausole nel regolamento, prevedendo magari la delibera di una somma per coprire questi mancati introiti e ottenendo, in ogni caso, un vantaggio economico per le casse comunali”.
Per il consigliere comunale, l’esperienza di lavori di cura del verde pubblico sta diventando quasi una routine, dopo aver già ripulito il giardinetto con i giochi di San Nicolò, il piazzale davanti alla chiesa di Piano della Lenta e il parco giochi davanti al Tribunale. E, grazie alla collaborazione di alcuni volontari continuerà anche domenica prossima, in un altro giardinetto a Colleatterrato Alto lasciato all’abbandono.
“Visto che siamo costretti a rivedere lo Statuto comunale”, continua Berardini, “chiediamo che, al di là delle tante chiacchiere fatte finora, non da ultimo l’introduzione della figura del consigliere delegato, ci sia all’interno di questo fondamentale documento qualcosa che serva davvero ai cittadini, come appunto delle forme di cooperazione tra cittadini e Comune. Per questo motivo abbiamo proposto un modello di baratto che riteniamo utile e fondamentale non solo per l’amministrazione che può beneficiare dell’aiuto dei cittadini ma anche per quanti vogliono mettere a disposizione una parte del proprio tempo e del proprio lavoro, ottenendone un giusto riconoscimento”.
La proposta verrà presentata di nuovo durante la prossima commissione per la rivisitazione dello Statuto slittata al 4 luglio, con la convinzione che, con un po’ di buon senso, si possa attuare facilmente e senza perdere altro tempo.