Teramo. “Che fine ha fatto il Piano delle antenne?”. È la domanda che Gianguido D’Alberto, vice capogruppo del Pd in Consiglio comunale rivolge all’amministrazione teramana.
Stando, infatti, a quanto dichiarato da D’Alberto, la legge regionale 45/04 impone ai Comuni di adottare il piano territoriale delle antenne per la telefonia mobile e di predisporre il relativo regolamento che contenga le disposizioni in materia in modo da ottimizzare e razionalizzare, tenuto conto della morfologia del territorio, la localizzazione degli impianti.
“Si tratta di una previsione molto importante” spiega l’esponente politico, “finalizzata non solo al corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e alla adeguata funzionalità dei beni e servizi, ma soprattutto alla minimizzazione delle esposizioni della popolazione ai campi elettromagnetici. L’obiettivo, pertanto, è quello di creare, in un’ottica di trasparenza e di efficienza, un raccordo con i gestori delle reti ma soprattutto la massima partecipazione di tutti i soggetti portatori di interessi generali, su tutti l’interesse alla protezione della salute e quello alla tutela dell’ambiente”.
Secondo la normativa, questi atti dovrebbero costituire il presupposto per il rilascio concreto delle autorizzazioni. Ciononostante, sembra che l’amministrazione Brucchi non si sia ancora dotata di un piano e di un regolamento. “Il piano non c’è” spiega meglio D’Alberto, “ma ci è già costato parecchio. Nella precedente consiliatura, infatti, venne manifestata l’intenzione di colmare questa lacuna con l’avvio degli studi per la sua predisposizione. Per questo motivo, nel 2006 è stato conferito un incarico di collaborazione esterna a tre professionisti, stante la presunta carenza di figure professionali esperte nel settore all’interno della struttura comunale. Si trattava di un incarico del valore complessivo pari a 45000 euro. Di questa cifra nel gennaio 2008 è stata pagata la somma di 27000 euro come acconto per il parziale svolgimento del mandato ricevuto. Da quel momento la situazione è ferma e il fatto che recentemente non siano giunte ulteriori richieste di installazione non esime l’amministrazione dall’adempiere ad un obbligo previsto da una legge che, nel rispetto del principio di precauzione, si pone al servizio di beni fondamentali quali la salute e l’ambiente. Per tali ragioni non è più accettabile che su un tema così delicato si continua a vivere in una stato di carenza di regole generali ed astratte che consentano un’efficace valutazione e un costante monitoraggio dell’esposizione complessiva del nostro territorio e della nostra popolazione ai campi elettromagnetici”.