Poi solo posizioni politiche in consiglio comunale. Nette, molto chiare fino alla dimissioni del 18 maggio, che unite a quelle dei consiglieri comunali della minoranza hanno sancito la fine anticipata dall’amministrazione Richi e l’arrivo del commissario prefettizio.
E’ il momento delle analisi, delle riflessioni politiche. Ma anche delle accuse (sempre politiche sia chiaro), del gruppo di “Impegno Civico”. I quattro consiglieri comunali del gruppo-bis in maggioranza (Rosita Di Mizio, Renato Chicchirichì, Rosella Di Pancrazio e Federico Di Lorenzo), che hanno sempre mostrato grande compattezza dicono la loro.
Lo fanno in un lungo e articolato documento. Che poi è una sorta di testamento politico, visto dal gruppo di “Impegno Civico” sulla crisi e sulla fine anticipata del consiglio comunale.
La fine del consiglio comunale. “La fine dell’amministrazione Richi”, si legge nella nota diffusa, ” non risale semplicisticamente ad una generica responsabilità del Consiglio comunale, ma ha padri e madri con nome e cognome. La crisi è stata tutta interna all’ex maggioranza consigliare e alle forze che hanno sostenuto l’ex sindaco, nella cui compagine nel corso degli ultimi mesi si sono registrate numerose tensioni che si sono trasformate in autosospensioni dei consiglieri, in assenze, revoche, astensioni e voti contrari sul bilancio.
Il generico richiamo dell’ex sindaco, alla responsabilità (dovuta alla gestione della stagione estiva) è stato utilizzato per confondere le idee ai cittadini e per svilire la figura del Commissario prefettizio che l’ha sostituita. Fortunatamente il Commissario prefettizio Tarricone ha spiegato che non ci saranno blocchi burocratici nel Comune di Tortoreto sotto la sua guida, che ci sarà il suo pieno supporto alle manifestazioni estive e che dedicherà massima attenzione al reperimento di fondi e alla realizzazione di opere pubbliche. I bilanci consuntivo e preventivo verranno approvati la prossima settimana. Quindi, è evidente che l’ex sindaco e il “cerchio magico” dei suoi fedelissimi ancora una volta hanno cercato di forzare la situazione politica, creando inutili allarmismi tra gli operatori turistici, in una vera e propria azione terroristica priva di riscontro reale.
I perchè della crisi. Nella crisi di maggioranza che si è protratta per settimane senza che i cittadini ne abbiano compreso la ragione, è mancata una visione condivisa della città in grado di orientare i comportamenti dei singoli. Le lungaggini avevano caratterizzato l’iter del piano regolatore, tenuto fermo dal sindaco per più mesi prima dell’adozione, senza che ci fossero modifiche sostanziali da apportare. Basta pensare al progetto per la piazza della chiesa del lido, tenuto fermo dal sindaco per più di sei mesi nonostante i continui solleciti e le riunioni volute dall’allora assessore ai lavori pubblici; stesso discorso per i loculi cimiteriali: la ditta aveva concluso i lavori lo scorso settembre ed il sindaco ha tenuto bloccata la situazione per molti altri mesi.
La pianta organica. Nel settore opere pubbliche, al nostro insediamento, c’erano solo 2 dipendenti; con l’avvento del sindaco Richi uno di questi fu subito trasferito in un altro settore. Come poteva pensare il sindaco di mandare avanti il settore opere pubbliche con un solo dipendente comunale in un comune di più di 10.000 abitanti?
Non dimentichiamo un altro settore nevralgico come quello dei tributi al quale avevamo messo a disposizione degli uffici un programma per garantire l’equità fiscale per tutti i cittadini, per cercare di impedire ogni forma di evasione. Per fare queste verifiche era necessario, dopo il pensionamento di un dipendente, la sua sostituzione all’ufficio tributi. Il sindaco non ha fatto assolutamente nulla per rimpiazzarlo, quando sarebbe bastato indire un semplice concorso qualora non si fosse trovato sulla piattaforma provinciale il profilo adeguato. Vogliamo anche ricordare una recente sentenza del Tar de L’Aquila che ha accolto il ricorso presentato dal Villaggio Salinello, imponendo al Comune di concedere alla proprietà del Salinello la quota mancante di arenile. Il Comune di Tortoreto dovrà riscrivere, in parte, il piano demaniale marittimo, adottato nel 2005. Nonostante la sentenza ed il deposito della stessa in Comune, non era stato mai trasmesso nulla agli assessorati di competenza (urbanistica e demanio marittimo) né agli uffici che hanno appreso tutto dalla stampa.
I metodi del sindaco. La crisi si sarebbe aperta secondo l’ex sindaco a causa di un “ammutinamento” in consiglio comunale da parte di 6 consiglieri su 11. Ma la Richi non dice che le decisioni che si prendevano insieme nelle riunioni di maggioranza, venivano sistematicamente disattese e senza motivazioni credibili. Che senso aveva prendere parte a riunioni-farsa quando le decisioni vere si prendevano al di fuori del gruppo dei consiglieri eletti?
Anche le famose assenze nel consiglio comunale del marzo scorso, non erano preordinate, ma il frutto della disorganizzazione del sindaco, dovuta alla mancanza di un capogruppo. Dopo le dimissioni di Daniele Marconi, il cerchio magico dei fedelissimi del sindaco le aveva imposto di sostituirsi lei stessa alla figura del capogruppo, aprendo così alla stagione della mancanza di democrazia interna al gruppo di maggioranza e ad una serie di scelte imposte.
Quando ci siamo candidati il nostro obiettivo principale era quello di rimettere ordine nella macchina amministrativa comunale, per poi realizzare opere pubbliche e migliorare i servizi per i cittadini. Ci abbiamo provato, purtroppo le decisioni, secondo noi,non venivano più prese né da questo assessorato né talvolta neppure dal sindaco, ma da altri soggetti estranei all’amministrazione, ex politici, e gruppi di potere legati a qualche partito che aveva appoggiato la lista. Negli ultimi tempi venivano fatte riunioni di cui non sapevamo niente e ci venivano comunicate le decisioni a cose fatte, a volte non venivamo neppure informati. Era diventato imbarazzante giustificare pubblicamente accordi e decisioni di cui tutti noi non conosceremo mai fino in fondo i contorni. Si rincorrevano sempre più di frequente le voci sulla volontà di una parte dell’Amministrazione di localizzare il famoso “impiantino” a Salino. Tutto questo, nella fase finale dell’Amministrazione Richi è sfociato nel tentativo di sovvertire il sistema della democrazia interna in spregio delle più elementari regole della politica. Troppi nascondimenti, troppe decisioni prese in assoluta solitudine o, peggio, ‘suggerite’ al sindaco, in totale assenza di un normale confronto tra amministratori.
La richiesta di azzerare l’esecutivo. Chiedemmo un “azzeramento” della Giunta comunale per ridare nuovo slancio ad una situazione caratterizzata da grandi tensioni interne, per riaprire l’Amministrazione a nuove prospettive da condividere con i gruppi politici e civici che avevano contribuito alla elezione del Sindaco e del nostro gruppo. L’azzeramento oramai era l’unica via praticabile, l’unica soluzione per ristabilire un armonico e simbiotico rapporto tra il Consiglio comunale, organo di indirizzo, e la Giunta esecutiva. Tutto questo per consentire un’amministrazione più concreta, snella ed efficiente. Alla luce di questa proposta formammo il gruppo “Impegno Civico” che rappresentava un valore aggiunto per la democrazia tortoretana.
Il nostro impegno è stato profuso quotidianamente per il bene dei nostri cittadini: abbiamo garantito un bilancio sano e una delle tassazioni più basse d’Italia, l’adozione del piano regolatore generale dopo più di 15 anni dall’approvazione del precedente piano regolatore esecutivo, la realizzazione di molte opere pubbliche importanti, basta pensare alla nuova pista ciclabile sul lungomare, alla ristrutturazione e messa in sicurezza di molte scuole sul territorio, alla riqualificazione della Piazza Galvaligi, alla realizzazione del secondo lotto della Piazza di Salino, alla messa in sicurezza attraverso nuove canalizzazioni della zona nord di Tortoreto Lido, all’ottenimento di altri 5 milioni di euro di finanziamenti per terminare il progetto del nuovo depuratore.
Le dimissioni. Noi abbiamo cercato di trovare una soluzione rispetto alla grave crisi politica che era in atto, ma, non essendoci state più le condizioni per andare avanti, abbiamo deciso di interrompere il nostro dialogo con il sindaco, in quanto si è dimostrata incapace di rilanciare l’attività amministrativa. Per rispetto del mandato elettorale affidatoci e non riuscendo più a dare risposte concrete a quanti hanno creduto in noi, abbiamo ritenuto doveroso abbandonare questa maggioranza che giorno dopo giorno ha disatteso e tradito il progetto originariamente condiviso.
La nostra è una posizione politica “scomoda”, ma che può essere sicuramente più fertile di un’ordinaria amministrazione quasi totalmente immobilizzata.. Per queste ragioni, e in coerenza con le posizioni assunte due anni fa di fronte agli elettori, abbiamo scelto la responsabilità di agire nell’interesse generale dei nostri concittadini.
Dall’inizio della crisi l’allora sindaco non aveva mai cercato contatti seri con il nostro gruppo, mettendo in scena fino alla fine diverse tattiche subdole per avere mano libera su alcune questioni non condivise e non condivisibili Non crediamo sia stato responsabile l’atteggiamento di un sindaco che nel mezzo di una gravissima crisi politica, e senza avere i numeri, imponeva a suon di delibere di giunta comunale decisioni prese da pochi, senza alcuna condivisione. Ci riferiamo ad esempio all’ufficio commercio, portato a Tortoreto Alto dalla Richi nelle ultime settimane, una scelta scellerata, visto che il 99% dei commercianti esercita a Tortoreto Lido. Noi avevamo ribadito la necessità di adottare una pianta organica seria e funzionale, ma la Richi in questi due anni di amministrazione ha solo attuato spostamenti di personale e uffici senza avere una visione generale. Avevamo fatto moltissime riunioni al fine di riorganizzare la macchina amministrativa, ma senza nessun esito.
L’atto conclusivo. Abbiamo subito le sue dimissioni, date senza una motivazione politica seria, quando noi avevamo preso un impegno con i cittadini rispetto ad un chiaro programma elettorale che si sarebbe dovuto concretizzare in 5 anni. Siamo rimasti in silenzio in queste settimane per agevolare la ricomposizione della maggioranza, mentre l’ex sindaco non ha mai creato i presupposti per ricucire lo strappo politico, ma ha sempre avuto un atteggiamento accusatorio, dimostrando una visione egocentrica e limitata della politica. Noi non parliamo la lingua della “viltà” perché siamo sempre stati molto chiari con la Richi: nella conferenza dei capigruppo del 18 maggio, avevamo ribadito che lo strappo politico per com’erano andate le cose non si poteva più ricucire, e che non avremmo votato il bilancio di previsione.
In quella circostanza, la maggioranza dei capigruppo aveva espresso la volontà di confermare il consiglio comunale del 18 maggio, anche perché non c’erano i tempi tecnici per un rinvio. Il sindaco aveva ribadito che sarebbe stata presente in aula nonostante il suo cerchio magico fosse contrario. Invece, dopo qualche ora, con l’ennesima forzatura e in spregio di tutte le norme democratiche, ci veniva comunicato che il consiglio comunale veniva rinviato a fine maggio. A quel punto abbiamo evidenziato al presidente del consiglio ed al segretario comunale che si stava concretizzando l’ennesima irregolarità, constata anche dagli altri gruppi consiliari.
Per cui abbiamo deciso di andare comunque al consiglio comunale visto che non poteva essere annullato.
La replica alle accuse del sindaco. Per tornare al concetto di “viltà”, tanto caro ultimamente all’ex sindaco, le ricordiamo che il 18 maggio scorso noi abbiamo regolarmente preso parte all’ultimo consiglio comunale, il luogo istituzionale per definizione deputato al “confronto aperto delle idee” ed alla partecipazione democratica. Ricordiamo alla Richi che è stata proprio lei ad evitare ancora una volta un confronto serio nei luoghi istituzionali. Abbiamo atteso in 9 consiglieri comunali (la maggioranza) l’arrivo del sindaco e degli altri consiglieri che non sono venuti, mentre i cittadini sopraggiunti per assistere al consiglio comunale erano increduli rispetto a quella situazione. A quel punto, stanchi del continuo svilimento delle istituzioni democratiche, dei consiglieri comunali e dei cittadini, abbiamo deciso di dimetterci e di far decadere il consiglio comunale dato che ormai la situazione era fuori controllo e non c’era il più minimo rispetto delle regole democratiche.
Ma forse era proprio questo l’obiettivo che si erano prefissati il sindaco e il suo “cerchio magico” di fedelissimi: accentrare le decisioni e imporle senza più confronto con”Impegno Civico”. Alla luce di tutta questa vicenda che ci amareggia, ci chiediamo chi siano stati i vili dato che noi abbiamo subito continui attacchi politici senza mai alzare i toni, neppure quando avevamo capito chiaramente che il sindaco non era più un “arbitro” al di sopra delle parti, ma che si era apertamente schierata con una componente dell’amministrazione contro una parte dei suoi stessi consiglieri comunali.
Per fare dei cambiamenti ci vuole coraggio. Se siamo stati eletti per non cambiare nulla, cosa ci siamo presentati a fare alle elezioni? Se dovevamo lasciare tutto così com’è, che senso avrebbe avuto restare al nostro posto?