Teramo, lavoro, precarietà, diritti: istituzioni a confronto all’Università

Teramo. Ci saranno i vertici delle istituzioni e delle forze sociali di questo territorio all’iniziativa che la Cgil provinciale e l’università di Teramo hanno organizzato per giovedì 26 maggio (con inizio alle ore 9,30 presso la facoltà di Scienze politiche dell’ateneo teramano) per un confronto su un tema oggetto di dibattito politico anche nella nostra regione: la nuova Carta dei diritti universali del lavoro elaborata dalla Cgil e sulla quale il sindacato sta raccogliendo le firme per farla diventare una proposta di legge di iniziativa popolare da portare all’attenzione del Parlamento.

 
D’altra parte il lavoro precario ed i problemi che soprattutto i giovani incontrano quando svolgono un’occupazione priva di diritti e di tutele – ormai nella maggior parte dei casi – non possono non accendere un confronto tra chi rappresenta in questa provincia il mondo dell’impresa (Cesare Zippilli, presidente di Confindustria Teramo, Gloriano Lanciotti, presidente della Cna e Alfonso Marcozzi, presidente dell’Api provinciale), le istituzioni locali (il vice presidente della giunta regionale Giovanni Lolli e il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino), l’università e gli organi accademici, a partire dal rettore Luciano D’Amico, e lo stesso sindacato, che oltre al segretario della Camera del lavoro provinciale Giovanni Timoteo sarà rappresentato da Danilo Barbi, segretario nazionale della Cgil, e Lucia Rossi, della segreteria nazionale dello Spi.

 
” Una discussione che si preannuncia molto vivace”, si legge in una nota, ” e che non potrà non partire dal dramma di una provincia dove il lavoro non c’è, e quando si trova quasi sempre è precario e non tutelato, per focalizzare l’attenzione su una proposta – quella della Carta dei diritti universali del lavoro – sulla quale la Cgil intende puntare per riportare nell’agenda politica il tema di nuove regole a tutela del lavoro, dipendente o autonomo che sia, a prescindere dal tipo di contratto applicato e dalla dimensione delle aziende”.

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