Mosciano. “Non ci si stupisce della decisione dei Comuni soci del Cirsu, società dichiarata fallita per ben due volte da altrettante sentenze dei Tribunali (Teramo e L’Aquila), di voler tentare anche la “carta” del ricorso per Cassazione. Ormai la cecità di tutta la vicenda continua a farla da padrone, per cui tutto continua ad avere una sua logica che, comunque, da sempre sfugge al criterio del pubblico interesse”.
Lo ha dichiarato Maria Cristina Cianella, in rappresentanza della lista di minoranza Mosciano Nostra, precisando che “il Comune di Mosciano con delibera, di Giunta, il giorno 19 maggio di ricorrere in Cassazione avverso la sentenza di fallimento della partecipata, in modo a dir poco superficiale. A deliberare un atto politico-amministrativo di siffatta importanza (per tutto quello che è successo e quello che potrà accadere) sono solo tre persone: il Sindaco Giuliano Galiffi, il vicesindaco nonché Assessore all’Ambiente Luca Lattanzi e l’Assessore al Bilancio e Patrimonio Benedetto Nobile. Assenti le donne Daniela Ferrante e Federica Ricci. Un caso? Un gioco del destino? Non è dato sapere. Quello che al momento, invece, risulta politicamente più oneroso è che non tutti i sindaci hanno aderito alla volontà di ricorrere in Cassazione. Hanno ritenuto di non doverlo fare i sindaci di Bellante e Notaresco. Ed allora da quali Sindaci i cittadini dei sei comuni soci devono sentirsi più tutelati? Da quelli che, in una sorta di accanimento terapeutico, continuano imperterriti nella loro strada, nonostante le censure negative del loro operato da parte dei Tribunali, o da quelli che hanno deciso che è giusto fermarsi, perché si arrivati ad un punto di non ritorno? Qual è il PD che conta? Quello che decide di proseguire nella sua battaglia legale (vedi Mosciano e Giulianova) o quello di Bellante che preferisce l’onore delle armi? In questa guerra, rimane una sola certezza: sono sempre i cittadini a dover pagare. Risulta pleonastico rendere noti i più del fatto che ai quattro comuni aderenti il ricorso per Cassazione costerà oltre 20.000,00 euro di spese legali. E qualunque sia l’esito del verdetto di Cassazione, un fatto ormai è noto a tutti: la politica non conta più nulla, se i nostri amministratori, per sapere se fanno bene o male il loro dovere, devono rivolgersi ai Tribunali ed aspettare le loro decisioni”.
Secondo la consigliera “i parametri della legalità, infatti (per noi che ancora ci crediamo) dovrebbero essere insiti nell’azione politica. Ma ciò non avviene quasi mai o, per lo meno, difficilmente è avvenuto nella questione Cirsu. Con il fallimento di Cirsu Spa finisce tutto; è finito tutto. Finisce la storia di un comprensorio amministrato, solo a parole, nell’interesse pubblico. Finiscono le false verità sulla tutela dell’ambiente e dei posti di lavoro (che, allo stato dei fatti, non ci sono mai state: basta vedere cosa è successo agli operai ex Sogesa e durante i sopralluoghi dell’ARTA). Finisce la politica fallimentare di sei sindaci, che non hanno saputo dare le giuste risposte ai loro cittadini. A Mosciano, finisce Mosciano Democratica”, conclude Cianella.