Teramo. “Basta giocare. E’ giunto il momento di agire con serietà”. Il gruppo consiliare del Pd di Teramo vuole vederci chiaro sul nuovo socio privato della Teramo Ambiente, l’azienda municipalizzata che si occupa, tra le altre cose, della raccolta dei rifiuti.
“Non possiamo correre rischi” spiega Bruno Gagliardi, responsabile dell’area Ambiente e territorio del Comune di Napoli in un’intervista al quotidiano Il Mattino. “Siamo in presenza di un’interdittiva definita atipica, ma come Comune abbiamo sottoscritto un protocollo per la legalità e non possiamo non tenerne conto. Già da oggi (18 ottobre, ndr) partirà l’iter per lo scioglimento del contratto. Una soluzione che avremmo adoperato anche se non fosse intervenuta l’interdittiva della Prefettura di Venezia“.
Partendo da articoli come questo, il gruppo consiliare del Pd ha voluto mettere nero su bianco le sue richieste in un documento ufficiale inviato al sindaco Maurizio Brucchi, al segretario ed al direttore generale del Comune di Teramo. “Vogliamo sapere se e a che titolo l’Enerambiente è coinvolta in vicende poco chiare. Abbiamo letto che è stata attenzionata dalla Prefettura di Venezia (dove la società ha sede legale, ndr) e che probabilmente è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia. La richiesta sarà consegnata oggi stesso al Comune, affinché comincino quanto prima a lavorare”.
Nel documento, inoltre, il gruppo consiliare del Pd chiede la revoca della delibera n.21 del marzo 2010, con la quale il Comune di Teramo ha confermato l’affidamento alla TeAm dei servizi pubblici comunali relativi all’igiene ambientale, al verde pubblico, alla segnaletica stradale, alla pulizia degli immobili comunali e la verifica degli impianti termici.
A livello comunale si è attivata la procedura per la valutazione di gradimento del nuovo socio privato, passato da Enerambiente ad Enertech. “Perché non si è fatta la stessa cosa in occasione del passaggio dalla Slia all’Enerambiente?” si chiede Gianguido D’Alberto. “Non è vero che si è trattato di una semplice fusione per incorporazione. La valutazione di gradimento andava fatta anche prima”. Il Comune di Teramo ha già chiesto per ben due volte alla Prefettura notizie relative all’interdittiva e per tutta risposta gli è stato detto che “gli accertamenti sono ancora in corso”. Insomma, “non ci sono ancora le condizioni per affermare l’assenza dell’interdittiva antimafia” aggiunge D’Alberto. “C’è stata una certa leggerezza da parte del Comune nell’approvazione della delibera di marzo. Per questo ne chiediamo una rivalutazione sotto il profilo della legittimità e della opportunità”.
Il Comune di Teramo, in qualità di socio pubblico della TeAm deve, dunque, assumersi le sue responsabilità, visto che, come spiega Manola Di Pasquale presidente della Commissione di Garanzia e Vigilanza, “non c’è stato alcun bando pubblico né per la selezione del socio privato né per l’affidamento dei servizi. Il sindaco li ha riaffidati senza sapere con certezza se Enerambiente aveva i requisiti giuridici e soprattutto di moralità, come la certificazione antimafia. Non lo deve fare per noi, è la legge che glielo impone. Ha chiesto un’informativa che non è ancora arrivata, ma è ancora in tempo per revocare la delibera e fare un bando pubblico per la selezione di un socio privato bello, pulito e lustro. Brucchi ha il dovere di tutelare i dipendenti della TeAm. Basta con la politica dell’Io speriamo che me la cavo. Questa procedura è sbagliata”.
La preoccupazione salta agli occhi anche a livello provinciale, come spiega anche il segretario Robert Verrocchio. “La nostra provincia sta vivendo una duplice emergenza: quella dei rifiuti legata alla mancanza di discariche e quella legata agli alti costi di smaltimento fuori provincia, che inevitabilmente si ripercuotono sui cittadini. Vogliamo evitare la terza emergenza, quella legata alle infiltrazioni mafiose nella questione rifiuti”.
Marina Serra