Pescara. Il polverone sollevato sul taglio alberi lungo la bonifica del Tronto per far fronte al problema prostituzione non accenna a placarsi: quest’oggi infatti le tre sigle ambientaliste Wwf, Lipu e Pro-Natura, affiancate dal Coordinamento ciclabili Abruzzo Teramano (Ciclat) e dall’associazione On The Road, si sono date appuntamento nel capoluogo adriatico per illustrare in un’apposita conferenza stampa la questione in modo concreto e ciò che al momento risulterebbe fatto.
Con tanto di foto, il consigliere nazionale del WWF, Dante Caserta, ha mostrato lo scempio che diversi comuni del Teramano stanno mettendo in atto su quell’area. Da appositi sopralluoghi effettuati negli ultimi giorni è emerso un taglio indiscriminato di alberi e vegetazione, immagini che parlano chiaro e non lasciano adito a parole: enormi tronchi di salice abbattuti nell’area di Ancarano, al confine est con Controguerra, per circa 2 ettari e mezzo di terreno, con tanto di alberi accantonati ai lati o lasciati addirittura abbandonati sul terreno. Un’operazione necessaria secondo molti enti, come anche rilasciato in alcune dichiarazioni di amministratori, mai smentite fino alla data dell’undici ottobre, giorno in cui il caso è diventato però di dominio nazionale. E se oggi molti politici si affrettano a ritrattare, le documentazioni, i sopralluoghi aerei, di certo non lo permettono e dimostrano appieno che su quell’area qualcosa è in atto, sebbene il progetto originario non sia ancora molto chiaro date le molteplici smentite. In teoria però si parlerebbe di un disboscamento che andrebbe a colpire 28 ettari di vegetazione. Il WWF però non ci sta e chiede ed attende spiegazioni, vuole i nomi e cognomi dei “colpevoli”. Le preoccupazioni ecologiste sul destino della foresta ripariale che sorge lungo la sponda destra del Tronto sembrerebbero dunque trovare il giusto appiglio a tutt’oggi.
“Credendo di risolvere il problema della prostituzione, ancorato da anni in quell’area, si vuole eliminare quello che oltre a essere un polmone verde, è un formidabile mezzo di contrasto all’inquinamento e al dissesto idrogeologico”, sottolinea Caserta.
Raffaele Di Marcello, del Coordinamento per le Piste Ciclabili dell’Abruzzo teramano, ritiene che per far fronte alla riqualificazione di quell’area, una richiesta che il suo movimento ha da tempo avanzato, siano ben altri gli interventi da mettere in atto. “Basterebbe guardare pochi metri più in là, verso la sponda marchigiana del Tronto, per capire le soluzioni adottabili, – dice Di Marcello -. Orti urbani, realizzazione di un collegamento ciclopedonale continuo fino alla foce, collegamenti ciclopedonali tra le due sponde, queste le possibili alternative per il territorio, ma non di certo la pulizia indiscriminata di tutta la vegetazione”.
Dunque, come sottolinea poi, Vincenzo Castelli, presidente dell’Associazione On the Road, che da anni si occupa di dare assistenza alle persone sfruttate dal racket della prostituzione:“tale fenomeno necessiterebbe di ben altri provvedimenti. Chiediamo d tempo un confronto tra gli enti locali, forze dell’ordine ed associazioni del territorio per parlare di riqualificazione urbana in modo serio e non propagandistico”. Il taglio di rovi ed erbacce lungo gli argini del Tronto si presenterebbe più come una caccia alla prostituta, elemento da demonizzare, in modo da risolvere tutto e subito. Ma è davvero così semplice metter fine ad un problema sociale nato con la società stessa? Basta sfalciare l’erba? Un’operazione che sembrerebbe il motivo di fondo per liberarsi in realtà di quanto ci sarebbe al di là di quegli arbusti, così come sottolinea poi anche Castelli. “Le ragazze, soprattutto nigeriane, sulla Bonifica ormai ci restano notte e giorno e dietro quelle ”fratte” hanno un vero e proprio mondo: quel mondo che si portano dietro da una parte all’altra, vestiti, effetti personali, la loro vita insomma”, aggiunge Castelli. I vari enti locali credono dunque che tagliando tutto il problema venga estirpato dalla radice, ma chi quelle ragazze le conosce bene, così come Castelli, impegnato da vent’anni sul territorio, aggiunge che “tagliando tutto il problema non si risolve”, la Bonifica è un territorio che offre largo spazio alla prostituzione e le prostitute non hanno di certo bisogno di quegli arbusti per continuare a fare il proprio mestiere.
Monica Coletti