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Sulla discarica di Grasciano2 gli interrogativi di Marco Borgatti, portavoce della Federazione della Sinistra sono tanti: “perché i lavori per la nuova discarica non sono ancora partiti? In base a quanto dichiarato dai vertici del consorzio, Grasciano 2 sarebbe dovuta essere operativa già a partire da gennaio. Ad oggi ancora nulla. Perché? Che cosa c’è dietro? Perché ai proclami e alle assicurazioni è seguito il nulla? Non sarà per la questione del terreno che Cirsu (un ente pubblico) deve cedere a Sogesa (ente privato)? Ma perché quel terreno non può essere utilizzato dal Cirsu stesso? E in base a quale norma si può decidere di vendere ad un privato un bene pubblico senza alcun bando? E se ci fosse un’impresa, magari anche non italiana, capace di pagarlo di più e dunque di far guadagnare di più il pubblico?”
La posizione della Sinistra rosetana è chiara al fianco dei lavoratori, dei cittadini e contro lo smembramento di Grasciano e il “turismo dei rifiuti”.
“E proprio per questo – ha aggiunto Borgatti – ci chiediamo, e chiederemo a chi di dovere, perché ormai da mesi pressoché tutti gli impianti di Grasciano sono chiusi. L’impianto per la lavorazione e lo smontaggio degli elettrodomestici, perfettamente funzionante ma usato come officina; l’impianto di preselezione fermo ormai da nove mesi per manutenzioni mai effettuate; l’impianto per l’essiccazione e la produzione di pellets da compost; l’impianto di biogas; l’impianto per la produzione di cdr da rifiuti, quello per la triturazione di ingombranti, insieme a due altri trituratori. Macchinari che, in base alla lettura dei bilanci del Cirsu a partire dal 1991, sono costati alla collettività almeno venti milioni di euro. E oggi sono fermi, bloccati, tra la preoccupazione delle decine e decine di lavoratori per il loro futuro. Ci viene un sospetto. È usanza delle imprese della famiglia di Di Zio quello di chiedere un prezzo di smaltimento più basso qualora i rifiuti in entrata non siano stati trattati. Un trucco, questo, tipico dei monopolisti, il cui obiettivo è quello di distruggere ogni tipo di concorrenza per concentrare la produzione nelle proprie mani. Non è che questo è esattamente quanto avvenuto a Grasciano?”
Borgatti ha spiegato che nella Tarsu pagata dai cittadini ci sarebbero anche i “balzelli” voluti da Di Zio, al quale andrebbe la quota per lo smaltimento dei rifiuti e per il loro trasferimento dai compattatori. “Una volta caricata dai cassonetti la nostra immondizia – ha ricordato Borgatti – viene portata a Montesilvano per essere trasferita (e paghiamo il ristoro ambientale a Montesilvano!), vengono portati al TMB di Casoni (al quale diamo lo stesso balzello) e poi infine in discarica a Cerratina, alla quale paghiamo ancora una volta il ristoro ambientale. Perché? Perché Di Zio ha deciso così, e qualcuno glielo ha permesso. Ammodernando e facendo lavorare gli stabilimenti di Grasciano si assicurerebbe una Tarsu inferiore, la difesa dei posti di lavoro e finalmente la partenza della raccolta differenziata porta a porta a Roseto”.
Sono tanti i dubbi e le domande della sinistra rosetana in merito alla raccolta rifiuti e il futuro della discarica di Grasciano, che a detto loro, deve rimanere pubblica: unica garanzia per i lavoratori e per una Tarsu più bassa.