Roseto. “La nuova discarica di Grasciano deve rimanere in mano pubblica, e chiediamo che il consiglio comunale di Roseto si esprima formalmente sulla questione”. Lo ha dichiarato la Federazione della Sinistra di Roseto che, dopo le recenti inchieste da parte della magistratura che hanno coinvolto il più importante socio privato del Cirsu, ha preparato una mozione elaborata con l’attiva collaborazione degli operai di Sogesa, da settimane ormai nell’incertezza riguardo il loro futuro lavorativo. La Federazione della Sinistra si schiera al loro fianco, chiedendo al consiglio comunale di Roseto (in seguito sarà fatto anche nelle altre cittadine del Cirsu nelle quali è presente la Federazione) che si esprima ufficialmente a favore di una Grasciano 2 tutta in mano pubblica, cioè la titolarità della nuova discarica dovrebbe passare da Sogesa al Cirsu.
Sulla discarica di Grasciano2 gli interrogativi di Marco Borgatti, portavoce della Federazione della Sinistra sono tanti: “perché i lavori per la nuova discarica non sono ancora partiti? In base a quanto dichiarato dai vertici del consorzio, Grasciano 2 sarebbe dovuta essere operativa già a partire da gennaio. Ad oggi ancora nulla. Perché? Che cosa c’è dietro? Perché ai proclami e alle assicurazioni è seguito il nulla? Non sarà per la questione del terreno che Cirsu (un ente pubblico) deve cedere a Sogesa (ente privato)? Ma perché quel terreno non può essere utilizzato dal Cirsu stesso? E in base a quale norma si può decidere di vendere ad un privato un bene pubblico senza alcun bando? E se ci fosse un’impresa, magari anche non italiana, capace di pagarlo di più e dunque di far guadagnare di più il pubblico?”
La posizione della Sinistra rosetana è chiara al fianco dei lavoratori, dei cittadini e contro lo smembramento di Grasciano e il “turismo dei rifiuti”.
“E proprio per questo – ha aggiunto Borgatti – ci chiediamo, e chiederemo a chi di dovere, perché ormai da mesi pressoché tutti gli impianti di Grasciano sono chiusi. L’impianto per la lavorazione e lo smontaggio degli elettrodomestici, perfettamente funzionante ma usato come officina; l’impianto di preselezione fermo ormai da nove mesi per manutenzioni mai effettuate; l’impianto per l’essiccazione e la produzione di pellets da compost; l’impianto di biogas; l’impianto per la produzione di cdr da rifiuti, quello per la triturazione di ingombranti, insieme a due altri trituratori. Macchinari che, in base alla lettura dei bilanci del Cirsu a partire dal 1991, sono costati alla collettività almeno venti milioni di euro. E oggi sono fermi, bloccati, tra la preoccupazione delle decine e decine di lavoratori per il loro futuro. Ci viene un sospetto. È usanza delle imprese della famiglia di Di Zio quello di chiedere un prezzo di smaltimento più basso qualora i rifiuti in entrata non siano stati trattati. Un trucco, questo, tipico dei monopolisti, il cui obiettivo è quello di distruggere ogni tipo di concorrenza per concentrare la produzione nelle proprie mani. Non è che questo è esattamente quanto avvenuto a Grasciano?”
Borgatti ha spiegato che nella Tarsu pagata dai cittadini ci sarebbero anche i “balzelli” voluti da Di Zio, al quale andrebbe la quota per lo smaltimento dei rifiuti e per il loro trasferimento dai compattatori. “Una volta caricata dai cassonetti la nostra immondizia – ha ricordato Borgatti – viene portata a Montesilvano per essere trasferita (e paghiamo il ristoro ambientale a Montesilvano!), vengono portati al TMB di Casoni (al quale diamo lo stesso balzello) e poi infine in discarica a Cerratina, alla quale paghiamo ancora una volta il ristoro ambientale. Perché? Perché Di Zio ha deciso così, e qualcuno glielo ha permesso. Ammodernando e facendo lavorare gli stabilimenti di Grasciano si assicurerebbe una Tarsu inferiore, la difesa dei posti di lavoro e finalmente la partenza della raccolta differenziata porta a porta a Roseto”.
Sono tanti i dubbi e le domande della sinistra rosetana in merito alla raccolta rifiuti e il futuro della discarica di Grasciano, che a detto loro, deve rimanere pubblica: unica garanzia per i lavoratori e per una Tarsu più bassa.