Chieti. Rapina aggravata e continuata, lesioni, minacce, estorsione. Sono questi i reati contestati a tre minorenni di Chieti (due sedicenni e un diciassettenne) arrestati ieri sera dagli uomini della squadra mobile di Chieti su ordine di custodia cautelare emesso dal gip del tribunale dei minori. Due si trovano nel carcere minorile di Roma, il terzo agli arresti domiciliari.
Risulta che abbiano abbandonato gli studi. Secondo il questore di Chieti, Alfonso Terribile, che questa mattina insieme al dirigente della squadra mobile Paolo Monnanni, ha tenuto una conferenza stampa, ci si trova di fronte a un fenomeno allarmante sia per la giovane età degli indagati che delle vittime, tutte loro coetanee, sia per la gravità degli episodi, veri e propri reati commessi come se i tre minorenni avessero alle spalle una lunga carriera criminale. Finora gli inquirenti hanno accertato quattordici episodi e 25 vittime ma si teme che si sia scoperchiato, ha sottolineato Monnanni, un vaso di Pandora. Le indagini erano partite all’inizio di settembre grazie alle confidenze di una delle giovani vittime al poliziotto di quartiere il quale ha subito allertato la squadra mobile. Nel corso delle indagini sono emersi episodi che il questore non ha esitato a definire agghiaccianti: ragazzi fatti inginocchiare, picchiati, completamente sottomessi per spillare loro denaro, macchine fotografiche ma anche le chiavi del motorino o dell’auto. Così il primo giorno di scuola, uno studente di un istituto superiore di Chieti è stato aggredito dai tre i quali, approfittando della confusione, si erano introdotti nell’istituto scolastico. La giovane vittima e’ stata portata nel bagno, fatta inginocchiare. Volevano rapinargli le scarpe ma lui si e’ opposto. Allora gli hanno strappato la catenina d’oro che portava al collo. Oppure l’episodio verificatosi fuori dal liceo classico quando uno studente e’ stato preso a testate. Gli episodi di violenza avvenivano non solo dentro o fuori le scuole ma anche in luoghi all’aperto: alla Villa Comunale o nella centralissima piazza S. Giustino. “Le vittime non denunciavano mai e sono pochissimi i casi in cui le vittime si sono confidate con i genitori tanto e’ vero che nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti oggetti il cui furto non era mai stato segnalato – ha rimarcato il questore – e questo e’ grave. E’ un fenomeno che non va sottovalutato perché siamo convinti che la sua portata sia ben più vasta.
L’appello e’ alle famiglie, alle istituzioni scolastiche, di rompere questo assurdo muro di omertà che e’ pericolosissimo per i nostri giovani. E’ necessaria la collaborazione di tutti perché e’ un problema che non riguarda solo le forze dell’ordine ma la società tutta”.