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Discarica di Grasciano, consiglieri di minoranza “interrogano” il Consiglio Provinciale

Notaresco. I consiglieri provinciali di minoranza vogliono saperne di più sulla realizzazione della discarica di per rifiuti non pericolosi a Casette di Grasciano nel Comune di Notaresco. In una nota congiunta, Giuseppe Di Febo (Sel), Ugo Nori (Lista Presidente La Tua Provincia), Mauro Sacco e Riccardo Mercante (IdV) chiedono al presidente della Provincia, e sindaco di Notaresco, Valter Catarra “se non ritenga opportuno che la titolarità del progetto di discarica Grasciano 2, per la quale è stata inoltrata domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale alla Direzione Ambiente, Servizio Gestione Rifiuti, rimanga in mano pubblica, al fine di evitare aumenti dei costi di conferimento in discarica con conseguenti ripercussioni sulle tariffe Tarsu o Tia”.

I consiglieri provinciali spiegano, a questo proposito, che nei mesi scorsi è stato avviato l’iter amministrativo per la Domanda di Autorizzazione integrata Ambientale. Il progetto della discarica si realizzerà sull’impianto del Consorzio Cirsu e prevede una volumetria di 500 mila tonnellate di rifiuti, con la possibilità di raddoppiare in futuro tale capacità.

“E’ nota l’attuale insufficienza volumetrica esistente in provincia di Teramo per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti” aggiungono. “Ciò di cui invece vorremmo venire a conoscenza è la ragione per la quale la titolarità del progetto non sia in mano pubblica e sia stato invece affidato alla ditta Sogesa. L’operazione, presentata come vantaggiosa per i Comuni per via del blocco delle tariffe per i prossimi cinque anni, non è tuttavia priva di rischi per la parte pubblica. Non si comprendono i motivi che hanno portato i Comuni a cedere alla Sogesa, che si presenta come soggetto pubblico – privato, la titolarità di un progetto che una volta realizzato avrà un valore di mercato di 60 milioni di euro lordi e, con lo sviluppo dell’impianto, tale valore potrebbe nel tempo anche raddoppiare. Davvero non si comprende questo ritrarsi del Consorzio dei Comuni del Cirsu dalla gestione dei rifiuti. E dire che avere la disponibilità dell’impianto comporterebbe indubbi vantaggi di natura economica e dunque la possibilità di migliorare i servizi resi ai Comuni consorziati. Per i cittadini tariffe non direttamente legate al mercato. Sotto l’aspetto occupazionale, senza controllo pubblico, si potrebbe andare incontro a meccanismi poco chiari e rischiosi per la ricaduta occupazionale, come evidenziato anche dai sindacati”.