Si scaldano i motori in vista di una campagna elettorale post Brucchi che si preannuncia niente affatto scontata ed esente da critiche e prese di distanza. A lanciare la sfida per “creare da subito le condizioni per una transizione verso un governo migliore, perché gli ultimi dodici anni ci hanno dimostrato che al peggio non c’è mai fine”, è l’associazione Teramo 3.0 che si rivolge in particolare a quel 26% di teramani che, nelle amministrative del 2014, “si opposero coraggiosamente al duopolio sistemico centrodestra-centrosinistra, ma anche a tutti coloro che abbiano voglia di mettersi in gioco e sentano l’urgenza di agire prima che le nefaste conseguenze dell’Amministrazione in carica divengano irreversibili”.
E analizzando quanto accaduto a livello locale e nazionale dalle ultime elezioni comunali, indicano anche quali sono “i cardini imprescindibili e le linee guida sulle quali fondare ogni idea di raggruppamento o di coalizione, nella quale sintetizzare una prospettiva nuova per la città e nella quale far confluire un programma realistico e condiviso”.
“Il fallimento delle gestioni Brucchi”, scrive in una nota il Consiglio direttivo di Teramo 3.0, “è soprattutto il fallimento dei suoi due genitori politici: Paolo Gatti e Paolo Tancredi, i quali esprimono ancora oggi sette assessori comunali su nove. Gatti e Tancredi rappresentano la faccia familistica e retriva della politica cittadina, quella orgogliosamente clientelare, quella delle segreterie personalistiche e delle raccomandazioni sbandierate. Spezzare codesti potentati che si tramandano di padre in figlio e superare codeste visioni ombelicali che hanno gettato Teramo nell’imbuto di una regressione alla quale non sembra esserci fine è obiettivo prioritario per chiunque voglia davvero aprire una fase nuova nella politica cittadina. Per tale motivo respingiamo alla radice ogni ipotesi di dialogo e di apertura nei confronti di chi resti legato ai due predetti capibastone”.
Inoltre per l’associazione, le elezioni del 2014 hanno evidenziato anche il fallimento politico del Pd, “un partito che a Teramo ha toccato il fondo del 16,5% proprio lo stesso giorno nel quale superava il 40% alle elezioni europee, e nonostante l’avversario fosse popolarmente debolissimo”. La critica riguarda anche il vuoto che la candidato sindaco Manola Di Pasquale avrebbe fatto “allontanando persino i suoi naturali alleati di sinistra (Giannella e Cordone), e in questi due anni si è compresa benissimo la sua vera vocazione di usare la politica come uno strumento per i propri interessi personali (infatti è divenuta illegittimamente presidente del CdA dell’Istituto Zooprofilattico), in luogo di interpretare la politica come un servizio volontario per il bene della città”.
“E’ impraticabile qualsivoglia apertura o tentativo di approccio con chiunque rappresenti o appoggi il PD locale, provinciale, regionale e nazionale” è dunque l’altro pilastro dell’associazione che invita, invece, chi non si ritrova in questo modo di fare politica a confrontarsi e a “sedersi ad un tavolo per dialogare ed elaborare un programma condiviso”.
“Solo un’alleanza civica terza ed equidistante, senza scheletri nell’armadio e aliena da padrini e da padroni può provare a risollevare le sorti della nostra città”, conclude il direttivo che aggiunge “sono maturi i tempi per una riconciliazione politica che passi attraverso una vasta condivisione di obiettivi e di programmi, rifuggendo la rassegnazione, riponendo in cantina i vecchi arnesi della politica politicante, gettando il cuore oltre l’ostacolo per dare nuovo ossigeno ad una Teramo asfissiata”.