Teramo. Quali rifiuti ricicliamo effettivamente e quali invece conferiamo in discarica? È la domanda dell’IdV di Teramo, che torna a porre alcuni quesiti al sindaco Maurizio Brucchi sulla gestione del porta a porta in città e sulla Teramo Ambiente.
Più in particolare, il partito si pone una serie di dubbi in merito alle recenti dichiarazioni del primo cittadino, che, a qualche mese dall’inizio del nuovo sistema di raccolta domiciliare, ha sostenuto di aver raggiunto la soglia del 67% di raccolta differenziata.
“Raccolta differenziata non equivale necessariamente al vero e proprio riciclo” spiega meglio Marco Di Giovanni, segretario comunale IdV. “Il 67% è, infatti, un dato aggregato, ma a noi interessa sapere quanto di questa percentuale è effettivamente riciclato per far capire ai teramani quale tipo di ritorno, economico ed ambientale, hanno a fronte dei sacrifici sostenuti”.
L’IdV chiede, dunque, dati più analitici su vari aspetti che non sarebbero stati resi ancora noti. Come spiegato in conferenza stampa, infatti, il ciclo dei rifiuti differenziati si compone di più fasi. La prima è quella che vede protagonista la cittadinanza, che differenzia i rifiuti per tipologie. Successivamente, la Team conferisce questi rifiuti ai relativi consorzi di filiera che, dopo un controllo a campione del singolo rifiuto per accertare il grado di purezza dello stesso, corrisponde un prezzo per ogni tonnellata da riciclare.
“Facciamo l’esempio del rifiuto organico” continua Di Giovanni. “Le tipologie di organico vengono identificate in classi a seconda delle percentuali di frazioni non compostabili all’interno del rifiuto conferito. Nel nostro caso, si tratta della classe A, che prevede una percentuale di materiali non compostabili non superiore al 5%”.
Questo significa che, se per una tonnellata di umido conferito in consorzio il rifiuto controllato presenta una percentuale superiore al 5%, si ritiene che quella tonnellata non è riciclabile e, quindi, questa viene conferita direttamente in discarica come rifiuto indifferenziato.
“Dalle dichiarazioni del sindaco dovremmo pensare che è tutto riciclato” conclude Di Giovanni. “Ma è veramente così? C’è bisogno di questi dati, perché dalle risposte che Brucchi potrebbe fornirci capiremmo se i nostri sacrifici sono o meno vani, anche a livello economico, visto che siamo destinati ad un ulteriore aumento della Tia”.
Al dubbio sulle percentuali di materiale riciclato si aggiungono altri quesiti, come la richiesta di informazioni relativa ai reali costi di gestione della raccolta porta a porta rispetto a quella più classica e il perché delle dimissioni di Giovanni Faggiano dal ruolo di amministratore delegato della parte privata della Teramo Ambiente.
A questo proposito, già giorni fa Marco Di Giovanni aveva manifestato in una nota al sindaco di Teramo i suoi dubbi, che però erano stati sanati solo in parte. Rimane, infatti, sconosciuta l’opinione dell’amministrazione comunale sull’interrogazione presentata dall’onorevole Daniele Toto, mentre il primo cittadino ha sostenuto di non poter addentrarsi nelle vicende interne di una società per capire i motivi alla base dell’avvicendamento di Stefano Gavioli.
“Mi risulta molto strano che un socio qualificato come il Comune di Teramo, che detiene il 49% della società, non ne sia a conoscenza” replica Di Giovanni. “Allo stesso modo, non capisco perché nella misura camerale della Teramo Ambiente compaia ancora la Slia, società che non esiste più. Insomma, invitiamo ancora Brucchi a fornire risposte ai teramani”.
“A questo proposito, presenterò un’interrogazione parlamentare” assicura in merito Augusto Di Stanislao, presente all’incontro, “perché voglio capire quale rete di rapporti si cela dietro la Team. Una rete che lascia adito a tutta una serie di allusioni, che a certi livelli sembrerebbero trasformarsi in collusioni”.
Tania Di Simone