Lo rende noto il suo capogruppo, Giovanni Cavallari, che si scaglia contro il taglio alle tredicesime degli appartenenti alle forze di polizia, dei vigili del fuoco, della difesa, dei prefetti, dei diplomatici e dei professori universitari.
“La campagna elettorale dell’attuale maggioranza di governo” ricorda in proposito Cavallari “fu incentrata sulla sicurezza del Paese, notoriamente affidata alle forze di polizia, ma, mentre il governo si autoincensava nel riconoscersi il merito di alcune brillanti operazioni di polizia che sono state, invece, esclusivamente il frutto dell’impegno e della dedizione al lavoro e al Paese del personale in divisa, ha pensato di operare un taglio “orizzontale” al diritto alla sicurezza dei cittadini italiani, evidentemente ritenendolo un costo da eliminare”.
Il Partito Democratico di Teramo si oppone alla scelta di tagliare i fondi per le auto delle forze di polizia, mentre nessuno avrebbe pensato di eliminare le cosiddette “auto blu”, che avrebbero un costo annuo pari a 21 miliardi di euro.
“Negli ultimi due anni” continua Cavallari, “l’attuale maggioranza ha pensato più a sostenere la nascita delle ronde private che a difendere il già risicato stanziamento a favore dei Comparti Sicurezza e Difesa. Da questo governo non è stato erogato un solo euro nei confronti degli stipendi del Comparto Sicurezza e Difesa. Gli ultimi aumenti risalgono alla precedente legislatura e compagine governativa. Infine, la manovra finanziaria 2010 (D.L. 31 maggio 2010, n. 78) chiede pesanti sacrifici economici agli appartenenti al Comparto Sicurezza e Difesa. Sacrifici che coprono ben oltre l’11% dell’intero ammontare della manovra stessa, immiserendo le retribuzioni, bloccando il contratto per un triennio, bloccando ai fini economici i passaggi di ruolo e di grado, ponendo tetti alle retribuzioni del triennio 2011-2013 sulla base degli stipendi percepiti nel 2010, trasformando il TFS in TFR senza prevedere la possibilità di chiedere l’anticipo e di avviare la previdenza complementare, sottraendo con un colpo di spugna i 700 milioni di euro accumulati faticosamente in oltre sei anni per avviare il ”Riordino delle carriere””.