Chiedono chiarezza sulla questione della tassa di soggiorno introdotta dal sindaco Francesco Mastromauro, nel bilancio pluriennale 2015-2017, nonostante il “contratto” sottoscritto in campagna elettorale che oggi, di fatto, è stato ripudiato. Alberto Di Giulio e Fabrizio Retko del gruppo consiliare Linea Retta esigono risposte dal primo cittadino che, a loro dire, avrebbe previsto l’introduzione dell’imposta, quantificata in 355mila euro, “per far quadrare lo squinternato bilancio di previsione”.
I consiglieri, che già avevano chiesto senza avere risposta i criteri con i quali era stato stabilito l’importo, sottolineano in una nota che la tassa si sarebbe potuta introdurre solo a seguito dell’approvazione in consiglio comunale nel 2015 “previa redazione di un regolamento che individuasse i soggetti, le aliquote e quant’altro”.
Ma, visto che questo non è stato fatto e visto che diversi sindaci della costa teramana, interpellati da Mastromauro “lo hanno immediatamente e simpaticamente smentito circa un probabile accordo”, i consiglieri si domandano ora “se quell’importo era necessario non per far quadrare il bilancio, ma per render decorosa(?) ed attrattiva la cittadina rivierasca, senza di esso regnerà lo sfacelo attuale, oppure la dignità dei giuliesi verrà ulteriormente, e con più veemenza, calpestata?”.
Per il 2016, infatti, i Comuni dovranno fare a meno degli introiti di Tasi e Imu per le prime case, con conseguenti tagli che, a detta dei consiglieri, riguarderanno il settore del sociale e un ulteriore aggravio per il settore del commercio già falcidiato.
“L’ente esattore”, dicono i consiglieri, “sta notificando gli avvisi di mora per le cartelle Tari 2014, con l’aumento della penalità del 30%, mentre il sindaco e l’assessore del momento avevano promesso di consentire il pagamento spalmato in tre anni”.