Teramo, patronati a rischio: “Parlamentari, aiutateci”

Dopo il taglio di 35 milioni di euro al Fondo Patronati stabilito dalla “finanziaria” 2015, la nuova legge di stabilità contiene un ulteriore taglio di 28 milioni di euro. E’ l’allarme lanciato dai sindacati, che sottolineano come, nel corso della mobilitazione dello scorso anno contro i tagli, siano state raccolte 1.182.413 firme, di cui circa diecimila nella sola provincia di Teramo.

“Ridurre ulteriormente il fondo, oltre a rappresentare un problema di carattere occupazionale per i 29 dipendenti dei Patronati più rappresentativi (INCA CGIL, INAS CISL, ITAL UIL e ACLI) che da soli svolgono il 60% dell’attività coprendo 29 uffici dislocati in tutta la provincia, vorrebbe dire negare la gratuità delle tutele essenziali, affievolire i diritti dei più deboli e abbattere il sistema assistenziale italiano – spiegano le sigle sindacali – Oggi, infatti, il Fondo Patronati, alimentato da una parte della contribuzione dei lavoratori dipendenti, copre i costi di tutte quelle pratiche che consentono a cittadine e cittadini l’accesso a prestazioni di welfare. Nel corso del 2015 in provincia di Teramo i Patronati del CEPA hanno complessivamente lavorato più di quarantamila pratiche.Nello specifico sono state oltre seimila quelle relative alla disabilità, più di ottomila quelle attinenti le pensioni, tremila le prestazioni -come le domande di assegni familiari- dedicate ai lavoratori dipendenti, quindicimila le domande di disoccupazione e mobilità, duemila le domande di maternità, altrettante quelle relative a infortuni e malattie professionali e quelle legate al mondo dell’immigrazione”.

Tagliare vorrebbe dire, per i sindacati “la quasi certa chiusura della metà delle sedi dei Patronati e, ancor più grave, si tradurrebbe nella necessità di dover fornire servizi non più gratuiti, scaricando gli inevitabili costi sui cittadini che, per districarsi in una burocrazia che si fa sempre più opprimente, dovranno pagare per far valere i propri diritti ed accedere alle prestazioni di cui hanno diritto”.

Per questo i sindacati invitano alla mobilitazione il prossimo 9 dicembre a piazza Montecitorio a Roma, mobilitazione per cui sono stati contattati anche i parlamentari teramani.

 

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