Atri. Anche se le istituzioni non sembrano tornare sui loro passi in merito alla decisione di chiudere il punto nascita di Atri il 31 ottobre (nulla si sa riguardo l’attivazione di STAM e STEN) e in attesa della sentenza del TAR che dovrebbe arrivare il 4 novembre, i cittadini continuano a scegliere l’ospedale atriano per partorire (oltre 400 nascite dall’inizio dell’anno) dimostrando di credere fermamente nella sicurezza, nella professionalità, nella qualità e nell’utilità del reparto.
Nella battaglia i cittadini sostengono le azioni portate avanti dal Comitato “Il San Liberatore non si tocca” composto da Gianpiero Reitano, Pierfrancesco Macera e Roberto Marchione, attivo da oltre un anno con una petizione che ha raccolto 16mila firme (tra le quali paradossalmente quella del Direttore Sanitario della ASL Teramo Maria Mattucci che ha successivamente invece avallato la chiusura) e numerose manifestazioni di dissenso tra cortei e interventi in Consiglio Regionale.
L’ultimo intervento del Comitato sulla propria pagina facebook, nel quale si chiedeva esplicitamente un segnale di unità dei cittadini nello schierarsi contro la politica regionale contestando la chiusura del punto nascita ha nuovamente toccato numeri da capogiro avendo raggiunto oltre 60mila cittadini con più di 1300 “mi piace” e altrettante condivisioni.
L’ennesima manifestazione di disapprovazione rispetto a quella politica che negli anni passati non avrebbe protetto né rafforzato il punto nascita di Atri e ora lo chiude definitivamente senza rispettare le loro volontà. Gli atriani, a grande maggioranza, si sono schierati a fianco all’ultimo baluardo rappresentato da “Il San Liberatore non si tocca” che ora attenderà la decisione del TAR sperando che sospenda il decreto di chiusura e, nel caso ciò non avvenisse, proseguirà nella sua battaglia conscio dell’enorme supporto popolare alla propria azione con ulteriori manifestazioni pubbliche pacifiche ma eclatanti.