Teramo. Consiglio provinciale bollente quello in corso nella Sala del Mutilato a Teramo. Argomento di discussione è la costituzione della società “in house”. E mentre dentro maggioranza e opposizione discutono e si rimpallano le responsabilità sulla situazione dei precari, fuori monta la protesta di questi ultimi, contrari alla scelta dell’ente di metter fine al processo di stabilizzazione.
Eventualità, questa, che manderebbe a casa e lascerebbe senza lavoro circa un centinaio di persone. “Il percorso di stabilizzazione” dicono “è stato fermato dalla giunta Catarra. Dicono che non ci sono i soldi per assumerci. E allora, ci spieghino, con quali fondi lavorerà la società in house?”.
Nella sala, intanto, il consiglio provinciale ha inizio proprio con l’intervento del presidente Valter Catarra. “Le società in house non le abbiamo inventate noi” dice “vogliamo solo approvare uno strumento che possa assicurare la crescita dei servizi. E qualcuno dovrà spiegarci perché questo è oggi considerato uno strumento demoniaco, quando due anni fa quella che oggi è l’opposizione lo definiva utile”.
Le sue parole sono interrotte dai precari che, armati di megafono, continuano a dire la loro all’esterno. “Mettetevi una mano sulla coscienza, se potete”, gridano. E ancora, “Il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione. Questa sera state licenziando cento persone. Vergognatevi!”.
Tra maggioranza e opposizione, intanto, continua il botta e risposta. “E’ un provvedimento che merita la giusta discussione ed un doveroso approfondimento” interviene Ernino D’Agostino, capogruppo della minoranza, “una proposta sbagliata, che assesterebbe un pesante colpo ai diritti dei lavoratori. Quello che chiediamo è un’analisi dettagliata dei servizi da affidare”.
I toni della discussione si fanno sempre più caldi, c’è tensione tra i banchi dei consiglieri e si arriva a discutere anche dei tempi degli interventi, quando D’Agostino viene invitato a concludere. “Siamo di fronte ad un degrado istituzionale ed etico che ormai non mi stupisce più” attacca il capogruppo dell’opposizione. “Il fondo è già stato toccato, ma voi continuate a scavare”.
Particolarmente apprezzato dai presenti è stato poi l’intervento del consigliere Raimondo Micheli (Pdl), il quale chiede, anzitutto di distinguere la società in house dalla questione dei precari. “La società” ha detto “è nata per una semplice volontà politica. E’ naturale che l’opposizione non ci stia. Ma, sia chiaro, è una situazione che noi abbiamo ereditato. Per quanto riguarda i contratti in scadenza a giugno, valutiamo attentamente chi è davvero meritevole e facciamolo attraverso concorsi trasparenti. Serve una ricognizione attenta, non assunzioni a pioggia”.
“Adesso governate voi, assumetevi le vostre responsabilità” replica Domenico Di Sabatino (Pd). “Chiediamo che questa delibera venga ritirata per essere valutata e discussa attentamente. Abbiamo tutto il tempo per farlo”.
Enrico Mazzarelli (Al Centro per Catarra) dubita, invece, che il vero problema sia la società in house. “Fino ad ora non ho ascoltato nessuna motivazione tecnica che spieghi perché questa società non possa essere costituita. Non c’è dubbio che vi siano delle professionalità tra i precari della Provincia, ma partiamo da una delibera di presunta stabilizzazione che è una semplice presa in giro pre-elettorale. Si vuole far credere a queste persone che oggi si vuole interrompere un processo di stabilizzazione che, sin dall’inizio, presentava delle problematiche”.
Fuori, intanto, non si placa la protesta e, al grido di “Catarra non chiediamo l’oro ma solo un posto di lavoro”, i precari continuano a far sentire forte la loro voce.
In attesa del verdetto finale, che arriva dopo oltre tre ore di discussione in aula.
L’affidamento dei servizi alla società in house è stato approvato con i voti della maggioranza.
Ai precari non rimane altro da fare che continuare ad interrogarsi sul loro futuro. “Cosa sarà di noi dopo il 1 luglio?”.
Marina Serra