Tortoreto. E’ sempre molto attuale, a Tortoreto, il tema legato al Piano Regolatore. Quello attuale, ancora in vigore, e quello che verrà oramai in dirittura d’arrivo e al centro di polemiche di natura politica, per la richiesta da parte delle opposizioni di poter prendere visione degli elaborati già rimessi dal professionista che ha redatto la variante.
Da una parte le stoccata politiche. Dall’altra gli spunti su quelli che dovranno essere gli obiettivi che l’adeguamento del piano regolatore dovrà centrare.
Sulla tematica, ospitiamo l’intervento di Franco Coccia, ambientalista, e da sempre molto critico sulla genesi dell’attuale Pre, oramai in fase di rivisitazione.
L’intervento
Avevo già parlato del fallimento del vecchio PRE (che però è ancora in vigore) per aver tradito le aspettative e le speranze dei cittadini e soprattutto degli imprenditori ( a parte qualche piccola eccezione). La causa di tale esito negativo è dovuta soprattutto al fatto che tale era stato pensato per favorire il privato, per garantirgli la massima possibilità di costruire, senza tener conto nella giusta misura della parte pubblica. Quando un piano ha come obiettivo prioritario la tutela degli interessi privati, relegando quelli pubblici in secondo piano, non può non creare effetti disastrosi come quelli avuti a Tortoreto.
Fino a quando non si comprende che la parte pubblica di un piano è quella che gli conferisce la struttura, la forma, la funzionalità e l’armonia, dobbiamo attenderci solo risultati rovinosi. Certo l’azione del privato è molto importante, ma solo se interviene dopo che sia stata fissata la fisionomia pubblica del piano, allora sì che il privato può avere pieno successo nei suoi investimenti proprio per effetto della sinergia ed armonia con gli spazi pubblici. Solo quando avviene questa “comunione” tra pubblico e privato si realizzano le opere migliori di un piano, a tutto vantaggio sia del privato che del pubblico.
Però, al tempo della progettazione del PRE 1999/2000, prevalse purtroppo la logica privatistica, cavalcata a piene mani dagli Amministratori, dai Tecnici progettisti, dagli Imprenditori privati e purtroppo anche dalla maggioranza dei Cittadini (che però non era consapevole di tutto l’aspetto complessivo) che trasformò in sostanza il Piano Regolatore in un Piano di Fabbricazione ( un tipo di piano che si faceva negli anni 50) (o come qualcuno disse in un piano”regalatore”). Un Piano dove predominava la logica del costruire per costruire, tutti convinti che quella fosse la strada giusta per garantire sviluppo e progresso. Un’idea ingenua e arretrata, fuori da ogni buon senso e logica urbanistica moderna; i fatti purtroppo hanno completamente confermato quanto sopra affermato, smentendo tutte quelle convinzioni che allora prevalsero.
Oggi che si sta concludendo l’iter amministrativo del nuovo Piano Regolatore Generale PRG, gli Amministratori non possono dimenticare questi errori del recente passato. Credo non sia facile correggere quelle disfunzioni e disarmonie delle zone già urbanizzate, ma comunque occorre provarci cercando di garantire strutture minime come le strade, parcheggi, marciapiedi e un po’ di verde pubblico, non ripetendo gli errori precedentemente commessi nelle nuove zone di espansione.
Un altro consiglio che vorrei dare agli attuali amministratori , che poi sarebbe il primo aspetto da tener conto, è il rispetto della piena legalità del piano. Un Piano chiamato Regolatore se non regola l’esigenze dei vari soggetti interessati in funzione di un progetto e di una prospettiva comune, che Piano è? Nel “vecchio” PRE uno degli elementi negativi è stato il mancato rispetto delle norme stabilite dalle leggi urbanistiche.
Essa fu vista come un intralcio alla libertà di costruire secondo piacimento del privato e quindi, per superare tali vincoli, furono trovate tante scorciatoie, le cosiddette deroghe al piano, risultate in diverse parti illegittime (come dimostrato dalle correzioni apportate successivamente all’adozione del piano e da una sentenza del Consiglio di Stato in merito all’illegittimità della riduzione delle distanze tra edifici). Il pieno rispetto della legalità, cioè delle leggi urbanistiche, è il modo migliore per progettare un piano regolatore ed imboccare la strada maestra evitando le varie scorciatoie pericolose, come comprovato dagli effetti negativi dell’attuale PRE. La vera ed unica via che ci permette di uscire dalla mediocrità paesana, è il rispetto della piena legalità. Questo per una Comunità significa imboccare la strada maestra della dignità e della responsabilità per acquisire quella auspicata dimensione di Paese civile e moderno.
Prima di chiudere l’articolo vorrei soffermarmi sul merito del PRG allo studio della Maggioranza comunale, riportato dalla stampa locale. Su quello che veniva scritto esprimo la mia contrarietà su due punti: l’accettazione del “Progetto Galli” per la canalizzazione dei fossi Vascello e Cimitero e l’ubicazione del polo scolastico, nella zona Ambassador. Rispetto al primo progetto sono totalmente in disaccordo, come ho già espresso in un articolo pubblico di un paio d’anni fa e come confermato da un articolo dell’ing. Di Pasquantonio. Canalizzare due fossi a valle, come prevede il progetto Galli, di così grande portata da raggiungere 20-30 metri cubi al secondo , è fuori da ogni buon senso e da ogni regola idraulica. E’ come voler canalizzare un fiume prima della foce ( fatto che nessuno si permetterebbe di prospettare).
Sul secondo argomento, vista l’importanza strategica che assume l’ubicazione delle scuole, sono più che preoccupato: un conto è metterle in periferia e tutt’altra cosa lasciarle al centro. Tale scelta, ricadendo fortemente sulla vita sociale di una Comunità, non può essere presa alla leggera e andrebbe riflettuta e discussa pubblicamente. Personalmente non deciderei sullo spostamento di un nuovo polo scolastico dietro l’Ambassador fino a quando non si siano provate tutte le altre pensabili utilizzazioni degli attuali poli, magari cercando le modificazioni e gli interventi possibili.