Teramo. Si vogliono accorpare Teramo e L’Aquila? Benissimo, all’Aquila ci sono già le cliniche universitarie quindi la direzione di questa nuova Asl non può che restare a Teramo. Una provocazione quella del presidente Renzo Di Sabatino che interviene sulla ventilata ipotesi di un accorpamento delle due aziende sanitarie.
“Una provocazione, certo, perché l’accorpamento non è una risposta a nessuno degli obiettivi messi a fuoco ma se bisogna ragionare di pancia anche Teramo avrà le sue rivendicazioni da fare. La sanità abruzzese deve vivere una stagione di riorganizzazione dopo anni di anni di perdite economiche e di malagestio – dichiara – deve ridurre le ospedalizzazioni; integrare l’assistenza sanitaria con quella ambulatoria e sociale; aumentare l’offerta dei servizi rivolti ad anziani e non autosufficienti: una parte di popolazione oggi ai minimi dell’assistenza; deve infine, un discorso che ci riguarda molto da vicino ridurre la mobilità verso altre Regioni. Visto che non siamo campanilisti e che io per primo penso che dobbiamo cominciare a parlare e pensare in termini di sistema Abruzzo, se qualcuno mi spiega perchè l’accorpamento fra Teramo e L’Aquila è utile per risolvere almeno qualcuno di questi problemi io sono disponibile ad ascoltare. Al momento, però, né i numeri né il buon senso, mi forniscono una risposta e sono certo di interpretare il sentimento dei Sindaci e del territorio visto che un mese fa proprio in Provincia si è svolta un’Assemblea sulla sanità e sono stati messi a fuoco i veri problemi e anche qualche buona soluzione”.
Stando ai dati sulla sanità teramana il rapporto spesa del personale e posti letto, a Teramo, è la più bassa d’Abruzzo circa 170 mila euro ( a Pescara, la seconda, è di 213 mila euro); fino all’ultima programmazione regionale (2013) la spesa in assoluto, era la più bassa della Regione: 169 mila euro; nel rapporto spesa personale/popolazione residente siamo terzultimi per poche decine di migliaia di euro prima di Pescara (543 contro 529) ma abbiamo il maggior numero di posti letti, tutti pubblici, dopo Chieti (945 contro 1.075). Malgrado l’incremento di finanziamenti ricevuti dalla Regione Abruzzo la quota assegnata all’ASL di Teramo è costantemente diminuita: ci caratterizziamo per un’offerta quasi totalmente pubblica garantita con una quantità inferiore di persone rispetto a quella delle altre ASL regionali sia in valore assoluto sia in rapporto ai posti letto attribuiti. La dotazione organica secondo la media regionale per posto letto dovrebbe essere di 3.650 con un delta di -650 unità rispetto all’attuale dotazione.
“Un struttura di coordinamento composta dai manager delle aziende sanitarie abruzzesi, per evitare doppioni e competizioni che fanno male al sistema; una centrale unica di acquisto e la mobilità di personale universitario e specialistico attraverso convenzioni: questa, ragionevolmente, la direzione verso la quale muoversi. In sanità non abbiamo personale da tagliare, non possiamo comunque licenziare personale amministrativo – anch’esso del resto sottodimensionato rispetto ai bisogni – e certo non abbiamo strutture direttive improprie. Una cosa è parlare di quella che viene considerata un’area metropolitana, a tutti gli effetti collegata e intercambiabile, come Pescara-Chieti altro è parlare di Teramo e L’Aquila: quaranta chilometri di distanza fra i due capoluoghi, un traforo di mezzo, alta montagna e aree interne che distano anche un’ora, un’ora e mezzo fra loro. Rispondere ai problemi della sanità abruzzese con gli accorpamenti sarebbe, per restare in tema, come vaccinare per la tubercolosi per curare un raffreddore. Rischiamo la morte del malato”.