Teramo. Le battute per il contenimento dei cinghiali dovrebbero iniziare entro i primi dieci giorni di maggio. Ieri sera il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità sia il Piano quinquennale sia il piano annuale per la gestione degli ungulati e un atto d’indirizzo che prevede che entro trenta giorni “venga predisposto un regolamento per il risarcimento dei danni che affronti gli aspetti riguardanti l’accertamento, le misure di prevenzione, le finalità, gli indenizzi”.
La Provincia, dopo aver messo attorno allo stesso tavolo la Consulta della caccia (all’interno della quale siedono tutte le associazioni, anche quelle ambientaliste e degli agricoltori) e i rappresentanti dei due Ambiti territoriali di caccia ha predisposto i due strumenti di programmazione venatoria che hanno come obiettivo primario quello di limitare la proliferazione della specie, oggi stanziale anche in aree dove la sua presenza non è compatibile con gli elementi faunistici, ambientali e antropici, e, di conseguenza, ridurre i danni alle colture.
Danni che in alcuni casi possono essere molto ingenti e che, negli ultimi anni, a causa della riduzione degli stanziamenti pubblici, non sono mai stati rimborsabili al 100%. Nel 201, infatti, siamo arrivati a circa 350 mila euro di richieste di rimborso ma la Regione stanzia circa la metà della somma e anche considerando il contributo economico messo in bilancio dalla Provincia ad integrazione, difficilmente si è riusciti a rimborsare più del 40%.
Nel 2014 siamo arrivati a circa 350 mila euro di richieste di rimborso ma la Regione ha stanziato la metà della somma e negli ultimi anni, anche considerando il contributo economico messo in bilancio dalla Provincia ad integrazione, difficilmente si è riusciti a rimborsare più del 40%.
I principali problemi si verificano fra maggio e giugno e poi in autunno soprattutto alle colture di cereali ed è quindi in questi periodi che, sulla base delle indicazioni dell’Ispra e dei dati territoriali, bisognerebbe intervenire con un Piano di abbattimento.
“Abbiamo avviato un ampio processo di partecipazione tra le varie componenti sociali coinvolte, Ente Parco, Ambiti territoriali caccia, organizzazioni agricole allo scopo di definire una proposta finale il più possibile condivisa tra i vari portatori di interessi, interessi spesso contrapposti. Abbiamo accolto oltre il 90% degli emendamenti proposti anche se abbiamo dovuto lavorare in fretta perché ci troviamo a ridosso dei mesi di maggior danno alle produzioni agricole e pertanto occorreva intervenire: tanto più che nei primi tre mesi dell’anno le pratiche di risarcimento mostrano un trend di crescita rispetto al 2014” ha spiegato ai colleghi consiglieri Piergiorgio Possenti che ha coordinato il processo di elaborazione del Piano.
Con i due Piani si definiscono la quota di prelievo per ogni ambito territoriale, le modalità di contenimento e i periodi. Dallo studio presentato dall’Ufficio Caccia si evince che “nel periodo 2008/2009, quando furono effettuati abbattimenti massicci su tutto il territorio e nel periodo ideale (maggio/giugno) c’è stata una riduzione del danno del 44%. Dal 2010/2013, con abbattimenti discontinui su parte del territorio (2010-2012) in periodi non ottimali (2010-2012-2013-2014) il danno è aumentato del 61%.” In Consiglio, ieri sera, sono stati accolti quattro emendamenti (presentati dai due ATC e dai consiglieri Massimo Vagnoni e Graziano Ciapanna): fra le altre cose si prevede che vengano realizzati annualmente dei censimenti primaverili a supporto dei dati in possesso dall’ente su danni e abbattimenti e che ci sia un “abbattimento minimo di sei capi anche in quei distretti dove la quota di contenimento è pari a zero”.
Nel corso dell’assemblea, il consigliere provinciale Graziano Ciapanna, che siede nella Comunità del Parco Gran Sasso-Laga, ha annunciato che si interverrà anche all’interno delle aree protette e che l’Ente Parco si “doterà di un Piano di contenimento che terrà conto di quanto previsto nel resto del territorio”. Franco Fracassi ha invitato l’ente ad “agire in fretta perché il problema è molto avvertito”. Un concetto rafforzato dall’intervento del consigliere Maurizio Verna: “Di questi tempi, con le risorse pubbliche ridotte e con priorità sociali tanto impellenti, è immorale non fare tutto quanto è possibile per evitare gli sprechi. Ridurre i danni alle colture deve essere il nostro obiettivo più importante”.
Le principali novità introdotte
1) Destinazione differenziata del territorio: vengono individuati territori con maggiori o minori inclinazioni (vocazioni) ad ospitare popolazioni della specie, in funzione delle proprie caratteristiche ambientali e sociali dei singoli territori; viene individuato anche un ampio comprensorio (C4) che dalla linea della costa arriva fino a circa la metà del territorio provinciale, in cui la specie non risulta compatibile con le finalità produttive, viarie e urbanistiche dell’area (zona a tolleranza zero); in ciascuna delle aree sopra individuate vengono programmate le presenze (numeri di capi sostenibili) in grado di interagire in maniera economicamente sostenibile con il territorio;
2) Prevenzione: sono previsti interventi di prevenzione quali recinzioni elettrificate, detonatori a gas e colture a perdere con azione deterrente sul danno; in tutti i casi si tratta di interventi che dovranno attuare gli ATC, le Squadre di caccia o gli agricoltori direttamente, grazie a contributi che la Provincia mette a disposizione annualmente; per una loro razionalizzazione gli interventi verranno attuati in particolare nei siti maggiormente colpiti.
3) Controllo delle popolazioni: abbattimenti significativi a partire già dai primi giorni del mese di maggio. Si opererà sulla base di un Piano approvato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Gli operatori verranno motivati alla realizzazione degli abbattimenti attraverso un sistema di premialità che prevede sanzioni accessorie per gli inadempienti.
4) Informazioni: sul sito web dell’Ente verrà aperta una pagina sull’argomento con indicazioni utili per gli interessati, la pubblicazione di una cartografia provinciale (Carta del rischio danno 2015) dove settimanalmente verranno aggiornati i dati sui danni per localizzare gli interventi, ecc.;
5)Task force di cacciatori di pronto intervento coordinati dalla Polizia Provinciale che agiscano tempestivamente in caso di danno rilevato dagli agricoltori; la Provincia metterà a disposizione un linea telefonica con reperibilità.
“Considerato che un Piano di gestione faunistica non può essere statico perché, per essere efficace, deve cogliere i cambiamenti faunistici e ambientali – ha specificato Piergiorgio Possenti – ogni anno verranno raccolti tutti i dati (danni, prelievi, ecc ndr.) allo scopo di verificare, con il supporto tecnico-scientifico dell’ISPRA, gli obiettivi effettivamente raggiunti per una eventuale rimodulazione”.
“Non pretendiamo di risolvere tutto con la bacchetta magica – ha chiosato il presidente Renzo Di Sabatino – quello faunistico venatorio è un mondo ricco e articolato e rappresenta una risorsa nel monitoraggio e nella gestione del territorio. Oggi abbiamo un obiettivo prioritario: limitare i danni e le risorse pubbliche destinate ai rimborsi e questi due strumenti ce lo consentiranno. Ci sono anche altri aspetti che vogliamo affrontare e fra questi la circolazione delle squadre e dei cacciatori nei distretti e nelle macro-aree e su questo un importante ruolo possono svolgerlo gli Atc”.