Precari Provincia Teramo, Ruffini scrive a Catarra

claudio-ruffiniUna lettera aperta per manifestare una serie di preoccupazioni sulla sorte dei precari in servizio nell’amministrazione provinciale, alle luce delle scelte pianificate dalla giunta provinciale e le implicazioni che, la risoluzione del problema, potrebbero scaturire sia in ordine ai lavoratori che alle esigenze di bilancio della Provincia. Le considerazioni sono del consigliere Claudio Ruffini (Pd), che ha scritto una lettera aperta (che riportiamo integralmente) al presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, sul tema dei precari.

Egregio Presidente,

apprendo con una certa preoccupazione dalla stampa locale che la Giunta da Lei presieduta intenderebbe risolvere la questione dei precari dell’ente creando una società mista in cui, all’occorrenza, far confluire i lavoratori assunti con contratti a tempo determinato o con contratti di collaborazione.

L’obiettivo, facilmente intuibile, dovrebbe essere quello di mantenere inalterato il livello dei servizi erogati dalla Provincia senza dover transitare necessariamente per una stabilizzazione che, allo stato attuale, sembrerebbe ostacolata dalla mancanza di risorse e dall’insufficiente numero dei pensionamenti programmati.

Da ex presidente della Provincia di Teramo oltre che da ex Sindaco, mi sento in dovere innanzitutto di manifestarle la mia vicinanza per la necessità di una scelta che tocca in maniera così diretta e pesante gli interessi di singoli e famiglie e che anche in tante altre occasioni analoghe ho vissuto anche io. La precarietà appartiene alla schiera dei problemi drammatici e non facilmente risolvibili, che spesso pesano come un macigno sulla coscienza di un amministratore.

Proprio per questo, però, avverto la necessità di rivolgerle un appello affinché siano adottate scelte che tengano conto delle seguenti considerazioni:

– i precari della Provincia di Teramo sono impegnati da molto tempo (in alcuni casi, come è facilmente riscontrabile, da oltre dieci anni) in servizi strategici per l’amministrazione e per la comunità provinciale, servizi di cui l’Ente non potrebbe fare a meno e che difficilmente riuscirebbe ad esternalizzare o ad affidare a società in house, soprattutto alla luce dei divieti imposti dal recente decreto Ronchi che prevede l’obbligo di gara per qualsiasi affidamento di servizi pubblici locali;
– si tratta nella maggior parte dei casi di lavoratori che hanno superato già diverse e rigorose selezioni pubbliche e che hanno dimostrato il loro valore e la loro professionalità sia attraverso titoli e colloqui sia producendo, in questi anni, risultati oggettivamente valutabili e strumenti per la crescita dell’intero ente;

– affidare i servizi erogati dai precari ad una società non risolverebbe il problema, ma, al contrario, ammesso che fosse possibile anche alla luce della recente L. 166/2009, contribuirebbe ancor di più a rendere precari i lavoratori e, cosa ancora più grave, i servizi dagli stessi erogati; oltretutto la creazione di nuovi enti e società partecipate o in house non farebbe che incrementare i costi e gravare in modo più pesante sul patto di stabilità.

Alla luce di queste considerazioni, vorrei chiederLe di affrontare il problema cercando vie alternative a quella che, almeno leggendo i giornali, viene paventata come unica soluzione e che, invece, è la più densa di incognite e la meno praticabile, stante l’attuale quadro normativo in materia. Le chiedo di considerare questa istanza alla stregua di una riflessione collaborativa, che prescinda dalla facile polemica politica, per affrontare in modo non strumentale la necessità di garantire futuro occupazionale ad operatori di servizi essenziali, accrescendo il know how e la qualità ad oggi raggiunta in questi settori dell’Amministrazione.

So che uno degli ostacoli è rappresentato dal fatto che i costi della maggior parte dei precari sono finanziariamente coperti dai progetti del P.O.FSE 2007-2013 per l’implementazione e la gestione dei servizi all’impiego, progetto che quindi si avvale di fondi disponibili fino alla data del 2013. Ebbene, una soluzione potrebbe essere quella di prorogare il contratto di questi lavoratori fino alla data indicata del 2013 (in attesa che il quadro normativo nazionale ed europeo faccia intravedere soluzioni alternative per la gestione degli stessi servizi) e, contemporaneamente, programmare la stabilizzazione del restante personale precario su base pluriennale e attraverso procedure concorsuali.

Con l’augurio che il nuovo anno possa regalarLe soddisfazioni per il delicato e complesso lavoro che L’attende, porgo a Lei e alla sua Giunta i più cordiali saluti, restando a disposizione per ogni iniziativa di collaborazione in ordine alla soluzione di tale problematica.

Claudio Ruffini

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