Teramo, i PerDavvero contro Gianni Chiodi e Manola Di Pasquale

chiodi_dipasqualeTeramo. Gianni Chiodi e Manola Di Pasquale sotto accusa dalle sentenze dei “PerDavvero”. Al primo va l’accusa di essere un governatore teramano, circondato da assessori teramani, che però alla sua Teramo niente avrebbe donato. La seconda, invece, viene accusata di “accodarsi ai vari Capezzone e Rotondi”, in riferimento ad alcune affermazioni che il noto avvocato avrebbe espresso sulla vicenda Angelini-Del Turco.

Il pensiero dei “PerDavvero” corre al 14 dicembre 2008, quando, ricordano, “furono in molti, come teramani, ad esultare per il bottino istituzionale messo a segno dal nuovo governatore. Molti pensarono, anche quelli che non lo avevano votato, che finalmente per Teramo si apriva una stagione di ampie opportunità. Un teramano presidente e teramani anche quattro assessori, compaesani che sicuramente avrebbero avuto un occhio di riguardo per la loro città. Anche i più scettici si rallegrarono per la svolta che si annunciava per la città, da sempre Cenerentola della Regione, oggi, invece, adeguatamente rappresentata all’emiciclo”.

Tuttavia, ad un anno dall’insediamento di Gianni Chiodi, i “PerDavvero” definiscono i primi mesi della giunta non troppo “esaltanti” dal punto di vista dei benefici teramani. Sarebbero soprattutto due gli avvenimenti che hanno portato il movimento ad affermare che la città avrebbe subito, “dopo il danno, anche la beffa”. Il primo sarebbe rappresentato dalla sparizione dei 31 milioni di euro di fondi Fas, da utilizzare per il prolungamento della ferrovia verso il centro, con un primo terminale a piazza San Francesco. Il secondo, invece, riguarda le ultime scelte in ambito regionale sui contributi negati alla Teramo Basket, fiore all’occhiello della città e della regione.

“Non c’è da stare allegri” lamentano, pertanto, i “PerDavvero”, “la questione è di natura politica. Questo centro-destra, in città come in Regione, non governa bene e non c’è lista di priorità complessive”.

La seconda precisazione riguarda, invece, alcuni interventi recenti di Manola Di Pasquale, che avrebbe “assolto” Ottaviano Del Turco e la sua giunta. “Come correttamente riportato dalla stampa nazionale” spiegano i “PerDavvero” a riguardo, “un dossier dei carabinieri chiedeva ai magistrati di arrestare l’imprenditore Angelini, accusatore dell’ex presidente. Del Turco gioisce per l’insperata implicita riabilitazione, il procuratore Trifuoggi, che conduce l’indagine ancora in corso, afferma che il dossier era già a conoscenza della Procura, che la testimonianza di Angelini ha già portato al sequestro di due appartamenti a Roma e in Sardegna e che negli interrogatori Del Turco si avvale della facoltà di non rispondere. Quanto basta per andarci piano e aspettare che la magistratura faccia il suo lavoro in tempi, questo sì, che incominciano a diventare un po’ lunghi”.

È a questo punto che entrerebbe in gioco la Di Pasquale. “Quanto ai dipendenti” precisano, infatti, “della clinica privata che Angelini aizza contro la Regione con l’appoggio compiacente dei sindacati, diventati arma di ricatto dell’imprenditore, Manola Di Pasquale farebbe bene a precisare che i dipendenti di Angelini non sono dipendenti della Regione, ma dell’imprenditore stesso ed è scandaloso che egli faccia mancare ai lavoratori sei mesi di stipendio. Angelini non ha i soldi? Beh, che vendesse il suo Tiziano. Spiace constatare, dunque, che la Di Pasquale si accodi con le sue dichiarazioni ai vari Capezzone e Rotondi anche loro solidali con Del Turco, vittima come tanti della solita  magistratura giustizialista”.

 

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