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Teramo, antifascisti in piazza per l’accoltellamento dei giovani teramani

Teramo. Si è tenuto oggi pomeriggio il corteo antifascista organizzato in riferimento alla vicenda dell’accoltellamento dello scorso 23 dicembre. Moltissimi i ragazzi che si sono riuniti alle 16,30 nel piazzale di Porta Madonna, dove musica, fumogeni e slogan hanno anticipato la manifestazione vera e propria.

Presenti in piazza anche alcuni esponenti politici locali come Mario Ferzetti, Filippo Torretta e Sandro Santacroce. Tra i tanti, si sono distinti alcuni consiglieri comunali del Partito Democratico, accusato nella giornata di ieri di un “frastornante silenzio” da parte di Area 155.

Il corteo ha attraversato i punti cardine della città al grido “Noi non siamo fascisti”. A capo della delegazione, anche alcuni ragazzi del movimento “Anarchici e Anarchiche” e del Carc, il Partito dei Comitati d’Appoggio alla Resistenza.

Molti dei partecipanti hanno tenuto a precisare la natura del gesto dello scorso 23 dicembre, che secondo i più non sarebbe da ricondurre soltanto a motivazioni politiche. Ad essere stati toccati, infatti, anche i lati più umani, poiché, precisano alcuni ragazzi, “quei giovani si trovavano con le loro fidanzate”.

I movimenti giovanili presenti all’appuntamento in Porta Madonna non hanno risparmiato alcune proposte estreme per la risoluzione di quello che sembra non essere percepito come un caso unico, quanto piuttosto come un problema. “L’unico modo di trattare i fascisti” spiegano, infatti, in alcuni pamphlet politici “è cacciarli. Poco importa che siano consapevoli di cosa vuole dire dichiararsi tali: se sono bulli o imbecilli il problema è loro”.

Di diversa opinione, invece, alcuni esponenti del Pd teramano. Sandro Melarangelo, consigliere comunale d’opposizione, ha colto l’occasione per dichiarare la contrarietà del partito ad ogni forma di violenza, rompendo quindi il silenzio che avrebbe caratterizzato la parte politica. “Auspichiamo che le forze dell’ordine” è stato il suo commento a riguardo “siano d’ora in poi più rigide, perché si tratta di un episodio legato non ad intolleranze etniche, ma ad intolleranze di tipo ideologico. E questo non è un bene”.

Più dura, invece, Manola Di Pasquale, che riconduce il gesto a un crescente disagio adolescenziale che si manifesterebbe oggi dopo cinque anni di mancate politiche giovanili. “E’ troppo semplice” ha, infatti, dichiarato a riguardo “dire che sono atti dovuti ad una contrapposizione politica, perché sono tutti ragazzi tra i 18 e i 20 anni, un’età in cui un vero e proprio conflitto ideologico non c’è. Il problema è che a Teramo mancano centri di aggregazione, attività e qualsiasi altra cosa che possa impegnare i nostri ragazzi. La politica deve sensibilizzare l’amministrazione per porre in essere delle iniziative che risolvano questo problema. È, insomma, l’espressione di un disagio che la classe politica dirigente deve eliminare”.

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Tania Di Simone