Atri. Sabato 21 febbraio ad Atri, con raduno in Piazza Duchi D’Acquaviva alle ore 9, il Comitato “Il San Liberatore non si tocca” chiama a raccolta tutta la cittadinanza del comprensorio contro la paventata chiusura del punto nascita dell’Ospedale San Liberatore di Atri.
Alla manifestazione hanno già dato la loro adesione tutte le sigle sindacali, il Comune di Atri con tutte le forze consiliari, diversi esponenti regionali delle varie forze politiche e una rappresentanza del Comitato a difesa del punto nascita dell’ospedale di Cernusco Sul Naviglio che arriverà appositamente ad Atri per dare il proprio sostegno.
Per Pierfrancesco Macera, Roberto Marchione e Gianpiero Reitano del Comitato “è prevista anche una massiccia presenza di tanti cittadini della zona e non”.
Dopo il raduno in Piazza Duchi D’Acquaviva, ci si dirigerà in corteo in direzione dell’Ospedale San Liberatore percorrendo Corso Elio Adriano, Viale Umberto I, Viale Giovanni Verna, e Viale Risorgimento fino all’arrivo a Piazzale Alessandrini, nei pressi dell’Ospedale San Liberatore, dove si terrà un dibattito pubblico. La testa del corteo sarà riservata a mamme e bambini.
Nel frattempo in merito al dibattito sulla chiusura del Punto Nascita interviene anche il Partito Comunista dei Lavoratori. “Nonostante i numeri propendano per la salvaguardia del punto nascita di Atri, che nel 2014 ha raggiunto e superato i 500 parti, soglia prevista dalla legge per poter continuare a tenere in piedi il reparto, il presidente Luciano D’Alfonso spiegano – i rappresentanti del circolo dedicato a Trotsky – nonché commissario pro tempore della sanità abruzzese avrebbe comunque inserito il punto nascita di Atri nella lista dei quattro ospedali destinati a perdere il reparto. Mentre D’Alfonso sembra infischiarsene delle regole, non rispettando i parametri raggiunti dal San Liberatore, PD e centrodestra non sono in grado di organizzare una vera e propria mobilitazione di massa. Non più di un mese fa noi del PCL avevamo lanciato un comunicato stampa, rivolgendo un invito al Sindaco a tutte le forze politiche e associazioni ad organizzare una manifestazione con occupazione, esortando il presidente D’Alfonso a rispettare innanzitutto ciò che aveva promesso in campagna elettorale e in secundis a tenere conto dei requisiti raggiunti per salvare il reparto. Una manifestazione che doveva andare oltre ogni appartenenza politica: tutti insieme per salvaguardare il nostro Ospedale e lanciare il messaggio forte e chiaro che Atri non intende più subire tagli di qualsiasi natura. Purtroppo il nostro invito è stato come al solito ignorato e nessuna protesta concreta è stata finora intrapresa. Forse si sentivano a disagio: il PD ad alzare la voce in piazza contro se stessi e il centrodestra ad attaccare inutilmente gli effetti collaterali di una politica che per natura gli appartiene, classico cane che si morde la coda. Basta leggere i vari comunicati stampa dei due schieramenti per rendersi conto che per salvarsi il punto nascita di Atri può contare solo sulla propria efficienza, sempre che D’Alfonso non voglia veramente ignorare i numeri raggiunti. E’ inquietante assistere alla solita sterile protesta di PD e Forza Italia. Il PD ironizza sulla posizione di Paolucci che avrebbe enunciato i punti salienti dei prossimi inevitabili tagli in una ‘Lettera di San Valentino’, si riunisce, si azzuffa in casa propria: il PD prende le distanze dal PD, che dibatte, ma non combatte. Chiodi dal canto suo critica la politica dei tagli, dimenticando di esserne stato uno dei promotori. Il PCL, i vari partiti e movimenti comunisti sono gli unici che si sono sempre opposti alla scellerata politica dei restringimenti alle spese sociali, prendendo posizioni drastiche contro l’Eurozona e contro il plateale fallimento del capitalismo. Noi intendiamo ribadire questo con determinazione a tutti i cittadini, lasciando ai politici atriani lo spiraglio di raccogliere il nostro ennesimo invito. Non basta riunire il consiglio comunale straordinario o ridursi all’ininfluente seppur democratica raccolta delle firme, non basta organizzare timide, silenziose sfilate a braccia conserte. Per ottenere qualcosa serve una mobilitazione di classe; dobbiamo occupare l’ospedale e rifarlo nostro rivendicando servizi e assistenza al territorio: un’autentica protesta di voci decise e non rassegnate come con rammarico ci sembra di percepire dalle parole di tanti cittadini. E’ una situazione che per gravità ed importanza supera i confini circoscritti del mero municipalismo.
Al dissenso del PCL si unisce quello del compagno militante antifascista Davide Rosci che da Teramo così commenta: “La proposta dei compagni del PCL mi sembra l’unica percorribile e si badi bene che il tempo utile per reagire non è eterno, anzi. La politica dei tagli indiscriminati ora alle tutele dei lavoratori e domani ai diritti inalienabili dell’uomo, primo tra tutti quello alla salute, sono nell’agenda elettorale del governo centrale guidato da Renzi e del governo regionale presieduto da Luciano D’Alfonso. Creare un tavolo permanente e lanciare una grande mobilitazione provinciale, che coinvolga anche noi del capoluogo, risulterebbe utile. Unire le forze, rilanciare la lotta.”
“Non abbassiamo di capo di fronte all’ennesima rapina ai nostri danni, di fronte all’ennesima misura antipopolare, di fronte all’ennesima ingiustizia di un governo ambiguo che nasconde e confonde. Non diamogliela vinta”.