Pescara. Dopo l’ok del consiglio regionale al referendum, arrivano le prime reazioni negative a La Grande Pescara. Il sindaco Di Lorito, in sintonia con le capogruppo Pdl di Spoltore e Montesilvano, teme che l’unione con Pescara e Montesilvano “schiacci l’identità del piccolo Comune”.
Se Carlo Costantini esulta al via libera dato dal consiglio regionale al referendum, varie sono le reazioni contrarie alla proposta de La Grande Pescara, il maxi territorio da comporre con la fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Il primo cittadino spoltorese, Luciano Di Lorito, non concorda sulla modifica delle attuali circoscrizioni provinciali: “Considerando i limiti della pubblica amministrazione”, afferma, “l’eventuale unione, in questa fase, farebbe emergere le debolezze dei tre comuni coinvolti, piuttosto che i loro punti di forza”. Il suo timore più grande, però, è che “con la Grande Pescara la città più piccola rischierebbe di essere stritolata e fagocitata da portatori di interesse economicamente più grandi e più forti”, e che “con la fusione rischiamo di perdere, più degli altri Comuni, la nostra identità, dal momento che la città di Spoltore ha una storia secolare”, conclude il sindaco, sostenendo che “la vera fusione delle tre realtà dell’area metropolitana vasta è quella di riuscire a relazionarsi insieme con gli enti sovracomunali per la realizzazione delle infrastrutture necessarie, ma che i Comuni da soli non possono garantire”.
A concordare con lui è la sua principale oppositrice, la capogruppo Pdl in consiglio comunale Marina Febo, a sua volta concorde con la capogruppo Pdl montesilvanese Manola Musa: “Prima si individuano i contenuti e poi si forma il contenitore”, affermano, “nessuno ci ha informato su cosa significa in concreto ‘Grande Pescara’, non abbiamo ancora visto alcuna proposta con obiettivi, valutazione di alternative e studio di costi-benefici. Non intendiamo, quindi, invitare i nostri concittadini a dire ‘si’ o no’ su uno slogan vuoto e privo di concretezza e chiarezza”.
Per le due pidielline, inoltre, una fusione comunale non viaggia di pari passi con la probabile riforma delle province: “Con l’abolizione delle Province”, spiegano, “si aprirebbe la strada alla creazione di un’area metropolitana molto più ampia, oltre i confini provinciali e comprensiva di altre importanti realtà limitrofe ad oggi escluse (San Giovanni Teatino, Città Sant’Angelo, Cappelle sul Tavo, Francavilla a Mare). Va detto pure che Pescara oggi rientra nella soglia tra i 100 mila e i 250 mila abitanti. Aggiungendo Spoltore e Montesilvano”, concludono Musa e Febo, “non si supererebbe comunque la soglia per accedere alla classe demografica più alta per ricevere maggiori trasferimenti di risorse finanziarie da parte dello Stato, come del tutto incerta è anche l’erogazione di fondi premiali per la fusione, stante la forte crisi in atto”.