Pescara, l’Inno del 25 aprile non piace al sindaco: l’opposizione interrompe il Consiglio cantando Bella Ciao

sindaco_innoPescara. L’Inno cantanto durante le celebrazioni pescaresi del 25 aprile è piaciuto al Presidente Napolitano, ma non al sindaco Mascia che richiama la direttrice della scuola dove i bimbi hanno cambiato la marcetta di Mameli: “Canzonette di partito”. L’opposizione insorge e canta Bella Ciao in consiglio comunale.

Dovrebbe essere una festa trasversale, invece l’ombra politica investe perennemente le celebrazioni per il 25 aprile in uno scontro che si consuma tra centrodestra e centrosinistra. Il primo anno di mandato del pidiellino Albore Mascia si ricorda per le accuse del Pd: “Durante la Liberazione in piazza, Mascia non ha nominato mai le parole fascismo e resistenza”. Le prime ripicche arrivarono tramite altoparlante, quando “per errore” venne fatto risuonare il celebre canto di matrice partigiana Bella Ciao.

Tra le note degli spartiti, anche quest’anno, si suona ancora una volta l’acida tiritera. Anche Pescara ha il suo luogo simbolo del martirio antifascista: il cippo alla memoria di 9 partigiani fucilati l’11 febbraio 1944 a Colle Pineta, dove ora sorge una scuola elementare rinominata con la stessa data. Sono i bambini delle quinte, da alcuni anni, ha ricordare il passato con manifestazioni sempre nuove ma sempre legate ai canti. Dieci giorni fa i bimbi hanno intonato una versione rieditata dell’Inno di Mameli [Bambini d’Italia, c’è molto da fare e alzi la mano chi è pronto a sognare… Dov’è la speranza del nostro domani? Domani domani volare si può! C’è troppo dolore, c’è troppo rancore… Apriamo le porte, sfidiamo la sorte, sogniamo più forte, l’Italia sarò], e battuto le mani intonando l’immancabile Bella CiaoTutto davanti ad assessori in fascia tricolore e gonfalone del Comune: tutti tacquero.

L’inno rieditato, scritto Marco Bricco in occasione del 150esimo dell’Unità d’Italia, aveva raccolto persino il plauso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che inviò una lettera di congratulazioni all’autore. Alla direttrice della scuola, Assunta D’Emilio, è giunta invece quella di richiamo del primo cittadino, che duramente ha rimproverato la dirigente di aver insegnato agli alunni “canzonette di partito”, motivi di “chiaro marchio politico”, e di averli indotti ad imparare un nuovo testo dell’inno nazionale “quasi fossimo ad un karaoke”.

La missiva è stata pubblicata dal quotidiano Il Centro, e alla prima occasione l’opposizione ha replicato. Ovvero durante la seduta di questa mattina del consiglio comunale: prima la richiesta di pubbliche scuse, poi il dibattito in escalation, fino alla presa di parola, o per meglio dire di nota, del capogruppo Pd Moreno Di Pietranonio che ha intonato Bella Ciao, seguito a ruota dai consiglieri d’opposizione. Nel pomeriggio la richiesta di Pd, Rifondazione, Sel, Fli e indipendenti: un consiglio comunale aperto alla cittadinanza per discutere dei valori delle canzoni incriminate. Tradotto: il sindaco si scusi davanti alla città. A calcare la mano è il capogruppo Fli Pignoli: “Mascia scriva e si scusi con la dirigente D’Emilio o rassegni le dimissioni”.

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FOSCHI: BECERA SCENEGGIATA STRUMENTALE

Durissima la replica del capogruppo Pdl Armando Foschi:“Quella andata in onda oggi”, commenta, “è stata semplicemente una becera e vergognosa sceneggiata dei partiti dell’opposizione che, ancora una volta dall’inizio della nostra consiliatura, hanno dimostrato un’assoluta mancanza di rispetto per l’autorevolezza e il valore istituzionale del Consiglio comunale stesso. Ma soprattutto abbiamo assistito per l’ennesima volta alla strumentalizzazione politica di un intervento, di una lettera che il sindaco Albore Mascia, in qualità di primo cittadino, ha inteso scrivere, esprimendo il proprio dissenso istituzionale, nei confronti di una dirigente scolastica che ha ritenuto opportuno insegnare ai propri studenti, di giovanissima età, appena 6 o 7 anni, una versione rivisitata dell’Inno di Mameli, ossia dell’Inno d’Italia, in spregio al valore stesso di quel testo”. “Ovviamente”, aggiunge e conclude Foschi, “questo dettaglio oggi è stato opportunamente omesso dai consiglieri del centro-sinistra, che in quanto amministratori avrebbero invece dovuto associare la propria voce a quella del sindaco, proprio in considerazione del valore di quel testo istituzionale che è stato vilipeso”.


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