Pescara. Un progetto alquanto ambizioso quello presentato stamane dal Comitato promotore della fusione tra Comuni Pescara-Montesilvano-Spoltore, in un convegno nella sede della Fondazione PescarAbruzzo. Ha fatto da apripista al prospetto di fusione tra gli agglomerati urbani l’onorevole dell’Idv , Carlo Costantini, nonché Presidente del Comitato.
Una convinzione netta e indissolubile quella di Costantini, un arcano che va al di là dei confini, quei confini che il Comitato è deciso a tagliare da tutti i versi. In Abruzzo ad oggi i Comuni sono 305, la proposta che investe in primis l’area metropolitana di Pescara per estendersi poi a tutti il comprensorio, mira a ridurli a 150. Si partirebbe dall’esempio, Pescara, territorio più vasto, da accorpare ai limitrofi comuni di Spoltore e Montesilvano. “Se Pescara vuole essere il modello, deve assumersi anche le responsabilità di intraprendere la strada dell’innovazione”, ha detto Costantini. Dalla fusione nascerebbe una città con 200 mila abitanti, con una superficie di 200 mila chilometri quadri, e oltre 1000 chilometri di strade, in un contesto che è già quello di un’unica grande città. “Il territorio, – come hanno sottolineato Carlo Costantini, il Professor Nicola Mattoscio e il Professor Roberto Mascarucci – seguirebbe la scia di grandi metropoli come New York, Toronto, casi internazionali che da tale operazione stanno già traendo frutti e benefici”.
Il Comitato ha condotto un vero e proprio studio di fattibilità con tanto di leggi, dati e numeri.
Determinante unica per il vantaggio dell’area che sceglie la fusione, da quanto lo studio evidenzia, sarebbe inoltre dettata dallo stesso apparato statale, che oltre ai benefici regionali, in casi di fusione, sovvenzionerebbe direttamente i comuni interessati per i dieci anni a seguire. Ma il reale obiettivo della fusione non deve essere altro che la razionalizzazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali, in modo da dare luogo ad una migliore e più efficiente gestione complessiva del territorio. Se come sottolinea lo stesso Costantini, “oggi i soldi dei contribuenti sono andati a finire in tasse assolutamente al di sopra del dovuto” dalla fusione si gioverebbe di un netto risparmio soprattutto sui costi della politica. Sintetizzando si risparmierebbero oltre 5 mln di euro sui costi indiretti, 1 mln 350 mila euro sui tagli alla politica, i pescaresi dovrebbero rimettersi in tasca oltre 6 mln e mezzo di euro a cui andrebbero ovviamente sommati gli 8 mln di euro di contributo da spendere cache. A detta di Costantini inoltre “il tutto rappresenterebbe un esclusivo pro forma, considerato che ormai il territorio di Pescara, Montesilvano e Spoltore si può già considerare come un unico agglomerato che va al di là dei confini istituzionali”. Pro forma o meno che sia, in ogni caso le pratiche da esplicitare per la realizzazione della fusione sono chiare e codificate- L’iter da seguire è uno e fa scendere in campo Comuni, Cittadini e Regione, sondando il terreno in tutto il suo amplesso. Per i cittadini basterebbe dire sì ad un referendum, che ovviamente dovrebbe arrivare direttamente dalla proposta dei Comuni interessati.
L’interrogativo è unico: restare saldi alle proprie radici o guardare all’innovazione fusione? La scelta spetta ai consiglieri comunali, primi referenti per l’attuazione.
Monica Coletti