Pescara. Mentre il Presidente del consiglio Regionale Nazario Pagano, decanta il superamento della logica degli schieramenti mirando ad attivare nelle Istituzioni un sano e proficuo confronto, nel capoluogo adriatico si celebra un 25 aprile tra carota e bastone. Se il centro-destra onora la Liberazione con una manifestazione in Piazza Garibaldi, a cui hanno aderito tutte le più grandi Autorità provinciali, la sinistra inneggia ad un ricordo del non ricordo, ritenendo questi solo interventi offensivi nei confronti di chi ha sacrificato la vita nella lotta per liberare l’Italia dal nazifascismo.
Il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia apre le celebrazioni esprimendo tutta la propria vicinanza ad un giorno in cui un’Italia, sì sconfitta, ma ugualmente forte del suo popolo, è riuscita a scavalcare uno tra i nemici più difficili, la guerra : “L’inestimabile eredità civile che ci ha lasciato la Liberazione e quei valori di uguaglianza, democrazia e giustizia sociale che tanti giovani ci hanno trasmesso a prezzo della propria vita sono i principi che, ancora oggi, racchiudono il senso più autentico del 25 aprile, una giornata dedicata al ricordo del passato guardando al futuro e all’attualità di quei momenti storici”.
Maurizio Acerbo, di Rifondazione, però, non può non porre l’accento su quello che il Sindaco evita accuratamente di citare: i responsabili della carneficina costata la morte di 50 milioni di esseri umani. Acerbo, sottolinea innanzitutto come il Presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano e il sindaco di Pescara, si siano ben guardati dal pronunciare la parola Resistenza, senza così ricordare i martiri abruzzesi e pescaresi o la gloriosa epopea della Brigata Maiella.
A rifondazione non bastano la benedizione dell’abate generale Natoli e la deposizione di tre Corone al Monumento ai Caduti, per rimembrare quanto è accaduto. “Non citano i partigiani perché non vogliono citare le responsabilità del regime fascista che, dopo aver cancellato ogni libertà e assassinato, incarcerato, mandati in esilio e al confino tutti gli oppositori, trascinò il nostro paese nella tragedia della guerra al fianco della Germania nazista”, continua Acerbo.
Mascia, dal proprio canto, evidenzia la forza che nel tempo ha continuato a contraddistinguere gli abruzzesi: “oggi, a distanza di 65 anni, ritroviamo il frutto degli sforzi dei nostri nonni e dei nostri padri, in una città economicamente viva, pulsante di stimoli culturali, che ha dato vita a un proprio modello di crescita convincente e con enormi prospettive di ulteriore sviluppo” e rivolge un pensiero alle popolazioni terremotate, sconquassate da un disastro di pari distruzione.
Ma per Acerbo il semplice ricordo di quanto è stato fatto non è ancora abbstanza: “commemorare il 25 aprile senza rendere omaggio al sacrificio di antifascisti e partigiani è una presa in giro”, nei discorsi degli esponenti di provincia legge solo l’adeguamento al conformismo che il nuovo regime berlusconiano impone.
Quella Liberazione che condusse alla stesura della Carta Costituzionale, che ancora oggi custodisce quei valori di uguaglianza, democrazia e giustizia sociale, passa in secondo piano, alla base di questo giorno del ricordo ci sono ancora le lotte partitiche per cui i nostri antenati si sono battuti.
Monica Coletti