L’Aquila. “Alla luce della tragicità degli accadimenti dell’aprile 2009, della tragicità e complessità della vicenda giudiziaria nota come ‘processo Grandi rischi’, per il rispetto che si deve portare alle stesse vittime, ai loro familiari e all’intera comunità aquilana, le chiedo di individuare, con la sensibilità che la contraddistingue, la giusta soluzione, che preveda il ritiro della richiesta di restituzione del risarcimento”.
Così il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, dopo che lo Stato ha citato in giudizio 55 parenti delle vittime del sisma del 6 aprile intimando di restituire le provvisionali,
ossia i risarcimenti subito esecutivi senza processo ad hoc, erogati dopo la sentenza di primo grado del processo alla commissione Grandi rischi.
Provvisionali saltate, sotto il profilo tecnico-giuridico, con il verdetto della Corte d’Appello, che ribaltava il primo grado di giudizio, poi confermato in Cassazione.
A essere definitiva c’è la sola condanna dell’ex vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis per una parte delle vittime, tredici, quelle per cui è stato acclarato il nesso di causalità tra le rassicurazioni degli esperti e il cambiamento di comportamento che ha condotto alla morte.
Il primo cittadino, nella lunga missiva, ricostruisce le tappe fondamentali della vicenda: dalla citazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, rappresentata dal procuratore dello Stato, Gianluigi Diodato, per la restituzione delle somme, alla sentenza di primo grado del giudice Marco Billi, quella che ha disposto il pagamento di provvisionali come anticipo del risarcimento civile, erogate il 12 febbraio 2013 per alcune parti, mentre altre decisero di non riscuotere.
“Si trattava di somme che andavano dai 200 mila ai 400 mila euro a testa – ricorda Cialente – in base a un calcolo effettuato in considerazione di fattori quali l’età della vittima o la professione e il grado di parentela con la parte civile”.